L'INTERVISTA

5G, Pasquino: “È tempo di maturità scientifica e di riordino degli iter”

Il docente dell’Università Federico II di Napoli: “La mancata approvazione del rialzo dei limiti elettromagnetici sia colta come un’occasione per rivedere l’intero impianto, compreso quello della saturazione dello spazio. Serve un tavolo tecnico con tutti gli addetti”

Pubblicato il 16 Ago 2023

nicola pasquino

La mancata approvazione da parte del Governo dei rialzo dei limiti elettromagnetici non va considerata come una dèbacle, ma come l’occasione per rimettere mano all’intero impianto delle autorizzazioni per arrivare a una situazione che consenta davvero di sbloccare il potenziale del 5G”. Nicola Pasquino, docente del Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle tecnologie dell’informazione all’Università Federico II di Napoli, interviene nel dibattito che si è scatenato fra gli addetti ai lavori e non solo a seguito della decisione, da parte del Consiglio dei ministri dello scorso 7 agosto, di stralciare la norma (contenuta nella bozza del decreto Asset) sul rialzo dei limiti elettromagnetici per allineare l’Italia ai livelli Ue. Ma secondo il docente più di una misura deve essere messa in atto per sbloccare l’impasse in cui l’Italia ormai si trova sul fronte del 5G. “Serve un riordino partendo dalle evidenze scientifiche e poi bisogna lavorare sul fronte tecnico e su un iter autorizzativo che tenga conto delle esigenze dei gestori e degli enti di controllo”, spiega Pasquino a CorCom.

Professor Pasquino, partiamo dalla questione scientifica
L’Italia deve dimostrare di aver raggiunto una maturità scientifica, soprattutto la politica deve avere fiducia nella ricerca scientifica secondo cui i limiti elettromagnetici suggeriti dalla Ue attraverso l’Icnirp sono sicuri. La politica deve fidarsi della scienza e anche infondere tranquillità alla popolazione che certo non può comprendere questioni tecniche complesse.

Spesso è venuta fuori la questione dei 26 Ghz.
Queste frequenze per la prima volta sono impiegate nell’ambito della comunicazione cellulare ma i risultati degli studi sul loro impatto sulla salute sono coerenti con quelli ottenuti con le frequenze più utilizzate, quelle dai 700 ai 5-6 GHz. Quindi chi sostiene il contrario lo fa solo per fomentare paure o per ignoranza. Il campo elettromagnetico non si vede eppure ne abbiamo molto intorno a noi. Ma non si sono mai sentite polemiche tanto forti sul campo elettromagnetico del wifi né, tantomeno, su quello generato degli smartphone. Quindi non bisogna preoccuparsi e bisogna smetterla con i paradossi.

E sul fronte tecnico?
Sta diventando stringente risolvere i problemi di saturazione dello spazio elettromagnetico. C’è chi sostiene che il futuro sia nelle small cells. Vero, ma bisogna arrivare a maturità. Non si può fare il passo più lungo della gamba: quel che bisogna fare è continuare sulla strada della copertura delle città per poi andare a densificare dove c’è necessità. E non è detto che la necessità si presenti ovunque.

Poi c’è la questione degli iter autorizzativi
È il momento opportuno anche per rivedere l’impianto normativo per il rilascio delle autorizzazioni. È da tempo che si è aperto il dibattito sulla questione della corsa all’accaparramento da parte di alcuni operatori che di fatto andrebbero a chiedere autorizzazioni all’installazione delle antenne oltre le reali necessità. Un modo, hanno denunciato alcune fonti stampa, per rallentare le roadmap dei competitor. Se le cose stanno così allora è necessario rimettere mano all’intero impianto. Le telco, poi, hanno denunciato extra costi per circa 4 miliardi dovuti ai limiti elettromagnetici. Anche questa questione va capita bene nel dettaglio. Quel che si deve assolutamente evitare è di farsi una guerra in cui si perde tutti. Se prevalgono posizioni ideologiche e pregiudizi allora davvero non si troverà mai una quadra. Last but not least c’è anche un tema a livello di amministrazioni comunali: troppi i sindaci che a causa di un approccio troppo elettorale tendono a sovrastimare i rischi, seguendo acriticamente le paure dei cittadini, anziché affidarsi alle evidenze scientifiche assestate. Il risultato è che in alcuni comuni vengono ancora emanate ordinanze per bloccare la diffusione del sistema mobile, in alcuni casi molto simili a quelle del 2020, l’anno del Covid in cui le fake news sul 5G hanno registrato un vero e proprio boom, attribuendo alla nuova tecnologia addirittura la diffusione del virus. Una situazione inaccettabile.

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