Quale 5G vogliamo? Quali servizi innovativi si potranmno sviluppare? E soprattutto che ruolo possono giocare la politica e le autorità regolatorie in questa partita? Di questo si è parlato oggi in occasione del convegno organizzato dal PD dal titolo, appunto, “Quale 5G?”
Per Sergio Boccadutri, deputato PD, il 5G non è una tecnologia avvenieristica ma un nuovo sistema che “irromperà prestissimo nelle nostre vite andando ad interrogare la politica”. “Lo sviluppo del 5G sarà una rivoluzione anche per le istituzioni – ha detto – che si dovranno impegnare a sostenerne la diffusione anche e soprattutto per fini pubblici”.
Il tema dello sviluppo del 5G è strettamente legato a quello della liberazione delle frequenze 700 Mhz. Patrizia Toia, eurodeputata PD della commissone Itre, ha annunciato che la prossima settimana sarà emanata la decisione comune di Europarlamento e Unione Europea per liberare questa banda, attualmente occupata dalle tv. “Non possiamo perdere il treno – ha evidenziato Toia – L’Europa prevede una roadmap stringente che fissa a 2020, con uno slittamento possibile solo cause motivate al 2022, la liberazione”. Nonostante l’accelerazione impressa dalla Ue, però, Toia non rileva “una volontà evidente di investire da parte degli operatori. Eppure il 5G è abilitatore necessario a Industria 4.0, alle smart city e alla telemedicina avanzata”.
La risposta all’interrogativo è arrivata da Lisa di Feliciantonio, Head, Media Relations & Public Affairs Fastweb. “La realizzazione di reti 5G nel nostro paese rischia di essere rallentata da costi alti e forti complessità: gli operatori mobili esistenti potrebbero non avere incentivi robusti a velocizzare gli investimenti, date le incertezze sui modelli di business , sulle frequenze disponibili e sopratutto il rischio di cannibalizzare investimenti appena fatti sul 4G – ha spiegato – E’ per questo che il report del Parlamento Europeo, che mette bene in evidenza questi rischi, suggerisce di creare incentivi per consentire a nuove tipologie di operatori di entrare nel mercato, ad esempio prevedendo delle reserve di frequenze per nuovi entranti, operatori e altri soggetti più motivati a svolgere un ruolo chiave nella rapida realizzazione di una rete 5G. Le reti di 5 generazione rappresentano un nuovo paradigma della connettività, all’intersezione tra reti fisse e mobili, e quindi Fastweb ha tutto l’interesse a giocare questa partita”.
Paradigma che abilita anche “nuove intelligenze”, come ha sottolineato il commissario Agcom Antonio Nicita. Per il commissario la parola d’ordine è standardizzazione. “Non solo è necessario che la standardizzazione avvenga e che sia remunerativa – ha detto – ma anche che abbia ricadute positive sui modelli di business. In questo senso è necessario che la Ue e gli Stati membri collaborino all’attivazione di questo processo”.
Oltre alla standardizzazione, serve armonizzare lo spettro. “L’Italia è stata la prima a farlo – ha ricordato Nicita – Poi serve garantire un accesso concorrenziale per i nuovi usi nei settori a forte crescita, come l’energia ad esempio. A breve verrà pubblicato un documento congiunto Agcom-Autorità dell’Energia sugli smart metering”.
Il 5G è il cuore di nuovi modelli tecnologici tra cui M2M e IoT. “Agcom – ha annunciato il commissario – lancerà una consultazione tra i player per capire cosa serve per sviluppare nuovi ecosistemi”.
L’annuncio della consultazione è stato salutato con favore dalle telco che, oltre all’armonizzazione, chiedono anche interventi sui vincoli elettromagnetici. Massimo Angelini, PR Internal & External Communications Director di Wind Tre, ha spiegato che “serve un salto di qualità che tuteli al contempo la salute dei cittadini”. Ma per accelerare è necessario anche investire sui servizi abilitanti come il mobile payment e sulle competenze digitali. “Wind Tre – ha ricordato Angelini – si affiderà a una rete unica targata Zte altamente avanzata e già pronta per il 5G. Siamo un’azienda che ha raccolto la sfida, anche questa determinata dall’imminente avvento del 5G, della trasformazione delle telco in digital company”.
Sulla necessità di intervenire sulle norme relative all’elettromagnetismo è intervenuto anche Michelangelo Suigo, Head of Governmental & Institutional Affairs di Vodafone. “L’Italia ha limiti troppo bassi rispetto agli altri Paesi, limiti che peraltro non hanno basi scientifiche. L’intervento su questo fronte è dunque prioritario”. Così come quello sull’armonizzazione dello spettro e sulla maggiore capillarità della fibra “backhaul del 5G”.
Per Guido Ponte, Chief Economist di Tim, il 5G rappresenta un’occasione unica per le telco. A patto che prima si intervenga sugli standard: “Bisogna evitare che si sviluppino soluzioni proprietarie non standardizzate. Ovviamente gli standard come sistemi complessi, ma è necessario stabiliore almeno un primo livello per poi mettere a bando le frquenze”.
“Con Ericsson Tim ha avviato – ha concluso Ponte – il progetto “5G for Italy” per creare un un ecosistema aperto per la ricerca e la realizzazione di progetti innovativi abilitati dalla tecnologia 5G. Si tratta della prima iniziativa in Italia che intende aggregare industrie, istituzioni, università, centri di ricerca, amministrazioni locali e piccole e medie imprese per sviluppare e testare nuovi servizi e progetti pilota”. Via anche alla collaborazione – ancora una volta insieme ad Ericsson – con Piaggio per esplorare “servizi che potrebbero essere abilitati collegando gli scooter ad un ecosistema più ampio”.
Rita De Sanctis, responsabile commerciale e regolamentazione di Oper Fiber, ha ricordato che la rete in fibra a cui sta lavorando OF sarà future proof e abilitata anche per supportare il 5Gdata la bassissima latenza.