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5G, Soro: “Serve un Privacy Shield con la Cina”

Appello del Garante: “Garantire il rispetto del diritto alla protezione dei dati”. E sulla “guerra” Usa-Cina per l’egemonia digitale dice: “L’Europa può essere alternativa se ha la forza di opporre un’idea di innovazione democraticamente sostenibile”

Pubblicato il 30 Gen 2020

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Dalla protezione dei dati dipende la sicurezza nazionale. È questo il nocciolo del discorso del Garante Privacy, Antonello Soro, nel corso del convegno “Spazio cibernetico, bene comune”.

“In un contesto in cui ciascun oggetto di uso quotidiano può rappresentare il canale d’ingresso di potenziali attacchi informatici e in cui, quindi, le fonti di rischio si moltiplicano a dismisura – ha spiegato Soro – è indispensabile fare della protezione dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture l’obiettivo prioritario delle politiche pubbliche, perché da questo dipende la tutela della persona ma anche la sicurezza nazionale”.

“La crescente complessità dei sistemi genera – ha poi evidenziato – vulnerabilità sfruttate per attacchi informatici che possono paralizzare reti di servizi pubblici essenziali, canali di comunicazione istituzionali di primaria importanza, con un impatto, dunque, concretissimo sulla vita pubblica”. Per questo secondo il Garante: “Sarà  forse necessario aggiornare l’agenda politica, mettendo al centro idee e progetti per governare la società digitale nei prossimi anni, per garantire i diritti e le libertà  in questa nuova dimensione della vita: la protezione dati può essere, in questa prospettiva, una bussola affidabile”.

I rischi correlati al 5G

“Tra i fattori di rischio correlati al 5G vanno annoverati anche i rischi connessi alla fornitura di tecnologia da parte di aziende, quali quelle cinesi, in un contesto di dirigismo anche economico che le obbliga a cooperare con il Governo fornendogli pezzi importanti del proprio patrimonio informativo con implicazioni da non sottovalutare sul piano della sicurezza nazionale- ha sottolineato – In tale prospettiva abbiamo peraltro in più occasioni auspicato unPrivacy Shield con la Cina per garantire il rispetto di alcune basilari condizioni di tutela del diritto alla protezione dei dati se non altro dei cittadini europei”.

Nella competizione sino-americana per l’egemonia sulla potenza di calcolo, per Soro “l’Europa rischia di perdere ogni possibile ruolo, se non ha la forza di opporre al dumping digitale un’idea di innovazione democraticamente sostenibile fondata sui principi di trasparenza e responsabilità algoritmica e tale da coniugare economia e diritti libertà e sicurezza”. Per questo “sarà forse necessario aggiornare l’agenda politica mettendo al centro idee e progetti per governare la società digitale nei prossimi anni, per garantire i diritti e la libertà in questa nuova dimensione della vita: la protezione dati può essere, in questa prospettiva una bussola affidabile”.

I dati sul cybercrime

La sicurezza della dimensione cibernetica è costantemente esposta a minacce: minacce sempre più ‘ibride’, tali da configurare una sorta di cyber guerriglia permanente. “Nel 2019 il cybercrime è cresciuto del 17% a livello mondiale rispetto alle cifre del 2018: anno già definito, per quel che riguarda l’Italia, il peggiore per la sicurezza cibernetica – ha detto il Garante – Gli esperti hanno tracciato preoccupanti previsioni sui possibili rischi e sulle tendenze per il 2020, delineando uno scenario fatto di attacchi sempre più sofisticati”.

E gli attacchi informatici sono diventati anche mezzi d’ingegneria bellica. ”Nei mesi scorsi, la Polizia Postale ha portato alla luce quello che parrebbe configurare il più grave attacco alle banche dati istituzionali finora realizzato – ha ricordato – con tecniche di phishing che consentivano l’accesso a sistemi informativi tra i più rilevanti per il Paese, dai quali estrarre dati da rivendere ad agenzie investigative e di recupero crediti”.

”Ma – è il giudizio di Soro- gli attacchi informatici sono divenuti anche mezzi d’ingegneria bellica.  Basta pensare ai recenti avvenimenti in Medio Oriente, anticipazione di quel che sarà il paradigma dello scontro militare nei prossimi anni: droni armati e attacchi informatici utilizzati quali vere e proprie armi, dotate di una potenza straordinariamente maggiore”.

“Quella cibernetica è dunque – ha concluso  – la dimensione su cui si sposta sempre più la dinamica dei conflitti, palesi o latenti, tra Stati e tra soggetti, operata attraverso dati e sistemi informativi”.

L’intervento del presidente del Copasir

Consapevolezza, è questa l’arma l’arma in più nella sicurezza cibernetica. Ne è convinto il senatore Raffaele Volpi, presidente. “L’interesse nazionale non è più lo stesso del scorso secolo, con dei confini certi, ma tutta l’economia del Paese: ossia in qualsiasi parte del mondo. Quindi lo sforzo che dobbiamo fare è delimitare i perimetri di sicurezza . Chiunque usi un social sa che verrà realizzata una sua profilatura ma è cosa ben diversa se la profilatura non è solamente legata a interessi di mercato ma anche al condizionamento sociale. In questo caso non ci sto più”.

Sulla competizione americana e cinese sul cinque 5G “i rischi non ci sono solo per l’Italia – ha evidenziato Volpi – sono valutazioni che stanno facendo tutti i paesi che affrontano questa evoluzione tecnologica. Dobbiamo stare attenti che la parte materiale, ovvero le reti, non diventi un mezzo per acquisire i beni immateriali che sono i dati e le profilature degli utenti. La consapevolezza dell’individuo rispetto alla manipolazione del consenso deve fermarsi alla consapevolezza stessa”.

Nel momento in cui si creano omogenie sociali che possono condizionare le scelte di partenza, quelle possono diventare anche elettorali, migratorie, economiche, di mercato, di acquisto prodotti. Siamo tutti consumatori però la nostra libertà si ferma dove vogliamo noi, non dove vogliono gli altri”, ha concluso.

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