China Unicom, secondo operatore telefonico cinese, rastrella sul mercato 11,7 miliardi di dollari aprendosi all’ingresso di capitali privati. All’operazione hanno preso parte colossi dell’economia digitale cinese, come Alibaba e Baidu. Sull’onda della notizia il titolo della società, riammesso alle contrattazioni della borsa di Shanghai dopo una lunga sospensione, registra un +10%.
L’operazione è stata realizzata dopo un forte periodo di confusione seguito all’annuncio, prima dato e poi ritirato, dell’operazione che aveva portato la società a chiedere che il titolo venisse sospeso fino alla definitiva ufficializzazione della notizia.
Il primo annuncio sull’ingresso di nuovi soci era stato infatti seguito dal ritiro del comunicato che rendeva nota la transazione, il che aveva alimentato incertezza tra gli investitori. Finalmente Cunc, l’entità di China Unicom quotata sulla Borsa di Shangai, ha affermato in una comunicazione alla Borsa che avrebbe ceduto una quota per un totale di 77,9 miliardi di yuan a dieci investitori che includono, tra gli altri, Alibaba e JD.com, Tencent (videogiochi e messaggistica WeChat), Baidu, considerato il Google cinese, e l’assicuratore China Life.
Una volta formalizzata la transazione, i nuovi investitori deterranno complessivamente il 35,19% di China Unicom, che rimarrà comunque saldamente in mano pubblica.
Si tratta della maggiore privatizzazione parziale di un gruppo in Cina, che ha anche riportato gli scambi sui titoli China Unicom, interrotti a Shangai da aprile.
Il nuovo flusso di denaro rastrellato con questa operazione servirà all’operatore per finanziare la crescita di gamma delle nuove tecnologie 4G utilizzate dall’operatore e a sviluppare la futura rete 5G del gruppo, in un quadro generale in cui per molte imprese cinesi si rendono sempre più necessarie riforme strutturali da portare a termine nonostante indebitamenti spesso elevati. Nello specifico, China Unicom ha infatti aumentato il debito del 20% negli ultimi cinque anni, portandolo a oltre 19 miliardi di euro, a seguito dell’espansione di onerose reti di tlc, di cui traggono vantaggio, peraltro, i colossi privati high-tech del Paese.