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Dècina: “L’economia del futuro farà perno sul 5G, ma vanno rimossi gli ostacoli”

CorCom anticipa parte dell’intervento del professore emerito del Politecnico di Milano su ItalianiEuropei, la rivista della Fondazione di D’Alema. Sul cammino della quinta generazione ancora molte le insidie, ma è la questione geopolitica a rappresentare il principale rischio per l’Europa

Pubblicato il 13 Lug 2020

decina

Il sistema 5G prende atto dell’internet 3.0 e ne vuole diventare l’asse portante, così come il sistema 4G è diventato l’asse portante dell’internet 1.0 e 2.0. L’economia del futuro farà perno sul sistema 5G e, grazie alla virtualizzazione distribuita (core & edge cloud computing), potrà offrire grandi prestazioni di economia, flessibilità e agilità dei servizi offerti. Questo è particolarmente importante per le piccole e medie imprese del nostro paese che, grazie al cloud, potranno svilupparsi in modo efficiente ed efficace nel grande mercato globale”: questa la vision di Maurizio Dècina, professore emerito del Politecnico di Milano messa nero su bianco in un ampio articolo – di cui CorCom anticipa alcuni contenuti – che sarà pubblicato sul numero 4 di ItalianiEuropei, la rivista dell’omonima fondazione di cultura politica voluta da Massimo D’Alema.

Il 5G dunque è considerato pilastro portante della nuova economia, eppure sul cammino ci sono diversi ostacoli. Tre i principali individuati dal professor Dècina. “Il primo ostacolo si riferisce al costo e alla complessità di sviluppo del sistema 5G rispetto ai precedenti”, evidenzia Dècina ricordando che “il 5G nelle aree urbane, visto l’uso delle frequenze millimetriche, dovrà utilizzare piccole celle, di un centinaio di metri, al fine di compensare i disturbi di propagazione. Ne risultano molte più celle radio che nel sistema 4G. Infine, le stazioni radio-base 5G vanno alimentate con dorsali in fibra ottica”.

Il secondo ostacolo è rappresentato dal “movimento anti-5G” che fa leva sui rischi delle onde elettromagnetiche per la salute umana. “Oggi esistono circa 5,5 miliardi di utenti unici dei sistemi cellulari e circa 8 miliardi di dispositivi terminali attivi, su una popolazione di 7,3 miliardi di individui. La telefonia cellulare è in opera da oltre venticinque anni sul pianeta Terra e non esistono evidenze della dannosità delle onde elettromagnetiche emesse dalle stazioni radiobase e ricevute dai telefonini e dagli umani”.

In Italia – ricorda Dècina – il limite di emissione fu stabilito venticinque anni fa in 6 Volt/m, una misura dieci volte più bassa dei valori usati in Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, un valore preso con fattore di cautela 100/1000 volte più basso del limite per il danno biologico. I sistemi 5G poi, a differenza dei predecessori, impiegano frequenze radio molto elevate (onde millimetriche) che sono certamente meno dannose di quelle del 3G e del 4G. “A mio parere i rischi dell’uso dei telefonini si concentrano invece sulle emissioni elettromagnetiche delle batterie dei telefonini: pertanto è raccomandato l’uso degli auricolari separati”.

Il terzo ostacolo, infine, fa riferimento alla criticità e sicurezza delle comunicazioni. “Con il 5G si apre una nuova era dei grandi sistemi tecnologici, quella della IoT e cioè di decine di miliardi di sensori connessi in rete per espletare servizi di svariata natura. Purtroppo, molti di questi servizi possono anche provocare la morte di esseri umani: mi riferisco alle automobili a guida autonoma, ai droni, alle operazioni chirurgiche a distanza, al controllo dei robot di fabbrica ecc. Va messa in evidenza l’eccezionale estensione del perimetro di sicurezza cibernetica del 5G soggetto ad attacchi informatici, visti l’incremento eccezionale delle utenze (umani e sensori) e la complessità delle tecnologie hardware e software utilizzate. La sicurezza delle comunicazioni 5G diventa quindi un aspetto fondamentale per il progresso e lo sviluppo delle applicazioni e dei servizi”.

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