LO STANDARD DEL FUTURO

Elia (Tim): “5G sistema nervoso della competitività del futuro”

“Sarà uno degli architravi della digitalizzazione del Paese. Definizione dello standard, sviluppo industriale e commercializzazione fasi fortementre intrecciate”

Pubblicato il 25 Mag 2017

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“Il 5G è una trasformazione dirompente della rete fissa e mobile che rappresenta una delle prossime architravi per la digitalizzazione del sistema Paese, verso una vera “gigabit society” in cui connettività e dati saranno parte centrale di ogni aspetto della nostra vita, come pure di quella delle aziende, dei prodotti e dei servizi”: è il parere di Gabriele Elia, Responsabile Technological Scouting, Trend Analysis & Future Center di TIM.

L’Europa chiede di accelerare col 5G: ce n’è davvero tanto bisogno?

Il 5G sarà il “sistema nervoso” per la competitività delle industrie e per il cambiamento del modo di comunicare e di vivere. Si tratta di un fenomeno mondiale, caratterizzato anche da una certa competizione in Asia, Nord America e in Europa. Negli Stati Uniti, ad esempio, Verizon e AT&T inizieranno test a larga scala su decine di città su frequenze a 28 GHz già nel 2018. Nell’area Asia-Pacifico le prime esperienze demo e i lanci pre-commerciali saranno legati ad importanti eventi quali le Olimpiadi invernali in Corea del Sud nel 2018 e i Giochi Olimpici in Giappone nel 2020. Anche in Europa il 5G rappresenta una tappa importante e TIM, membro dei consorzi 5G PPP e del piano 5G Innovation Action, è stato tra i primi operatori in Europa ad aver già avviato sperimentazioni.

Che valore hanno questi test per il cammino da fare, per telco e industrie?

Le prime informazioni che si avranno dai test saranno preziose per comprendere come sviluppare su larga scala reti e servizi. TIM a Torino, grazie anche all’accordo con il Comune del capoluogo piemontese, ha avviato il primo percorso di sperimentazione e verifica della maturità degli aspetti tecnologici della rete e delle modalità di coinvolgimento degli ecosistemi amministrativi, sociali ed economici. A questo si aggiunge la partecipazione alla gara indetta dal MISE per i test previsti in altre cinque aree territoriali.

Lo fate da soli?

Per questi test abbiamo anche definito accordi con una serie di partner industriali, anche con l’iniziativa “5G for Italy”, realizzata con Ericsson. Anche con le aziende prettamente tecnologiche della filiera 5G stiamo concordando accordi di collaborazione per accedere in maniera rapida alle soluzioni. È importante segnalare che TIM ha una partecipazione attiva ai gruppi internazionali di standardizzazione che definiscono le specifiche tecniche del 5G (quali 3GPP, ETSI, ITU, GSMA), una partecipazione che utilizziamo per capitalizzare al massimo ricerca, competenza e sviluppo.

Gli standard 5g come effetto di una collaborazione a più voci?

Il 5G ha cambiato la sequenza delle tre fasi ‘tradizionali’ di questo processo – definizione dello standard, sviluppo industriale e commercializzazione – rispetto a quanto fatto nelle generazioni precedenti di telefonia mobile. Queste fasi sono ora orientate ad avere dalle industrie e dai clienti quanto prima feedback e suggerimenti sulla finalizzazione delle specifiche tecniche, una modalità di innovazione che si può definire “circolare” e che prevede delle fasi che sono sovrapposte. A titolo di esempio, nel periodo 2017-2019 sarà finalizzata la standardizzazione del 5G, nel 2018-2020 inizieranno ad arrivare i primi prodotti dai costruttori, mentre la sperimentazione Mise prevede uno scenario 2017-2021. Importantissimi sono anche i progetti di ricerca europei e con le università di eccellenza, tra cui il Politecnico di Torino, che consentiranno tempi di progettazione e sviluppo ancora più veloci rispetto alle tecnologie precedenti.

Quali sono le priorità? E gli ostacoli?

Le priorità sono relative alla finalizzazione degli standard, l’organizzazione delle sperimentazioni, lo sviluppo della rete nelle aree prescelte, l’individuazione degli use cases più coinvolgenti e significativi da un punto di vista commerciale. Servizi e rete richiedono che effettivamente siano disponibili sia le componenti radio che quelle di “core network” e, last but not least, i nuovi terminali.

Il tema frequenze sembra in testa nelle agende delle telco: cosa chiede TIM al governo e al regolatore?

TIM considera il 3.4-3.8 Ghz come banda pilota ed è favorevole allo sviluppo delle tecnologie 5G sulle frequenze 700 Mhz e mmWave (tipicamente oltre 26 Ghz). L’uso ottimizzato dello spettro rappresenta un elemento fondamentale per un dispiegamento efficace, in grado di raggiungere le performance (copertura, capacità, throughput, latenza) richieste dai diversi servizi.

Si parla molto di 700 MHz.

Le bande LTE (da 800 MHz a 2600 MHz e in prospettiva la banda 700 MHz), consentono coperture continue e capillari, che supportano i servizi in mobilità e con pervasività tale da abilitare tanto l’ultrabroadband mobile quanto l’ecosistema dell’IoT e delle Smart Cities. Le bande intermedie (ad es. 3.5 GHz) possono incrementare capacità e prestazioni in aree ad alta densità, quanto essere utilizzate per nuovi servizi, ad esempio in ambito vehicular o FWA.

E le bande millimetriche?
Le bande ad altissima frequenza (bande millimetriche, e.g. 28 GHz grazie a larghezze di banda di centinaia di MHz abilitano nuovi ecosistemi di servizi, dalla robotica, alla applicazioni industriali, ai servizi automotive, fino ad applicazioni eHealth, remote surgery e Public Safety ad altissimi requisiti prestazionali.

Ansip chiede assegnazione di frequenze non frammentate, e con lunghe licenze (25 anni la richiesta): come vede questa partita?

TIM ritiene che il quadro regolatorio abbia come obiettivo la promozione degli investimenti ed il supporto al deployment del 5G attraverso regole chiare e stabili che favoriscano certezza regolamentare. In tale ottica concordiamo con la definizione di un quadro regolamentare armonizzato sulla durata delle frequenze e sul loro rinnovo, con durata delle licenze di almeno 25 anni.

Emissioni elettromagnetiche: è un problema per l’Italia? Perché, e che proposte per superarlo?

L’Italia oggi impone limiti di esposizione ai campi elettromagnetici pari a 6 v/m, una soglia nettamente inferiore a quella indicata nella Raccomandazione 1999/519/EC del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 luglio 1999. La Commissione Europea si esprimerà prossimamente riguardo l’armonizzazione delle regole.

Big data e privacy: regole stringenti rischiano di creare problemi nel momento in cui prenderà corpo Industria 4.0?

Le sfide sono grandi e le prime dispute sul valore e la proprietà dei big data sono già nate negli USA, ad esempio nel campo della smart agricolture. Il dibattito in Europa è appena all’inizio. Sarà ancora più importante la tutela della privacy degli utenti finali in uno scenario che permetta alle industrie europee di svilupparsi e crescere. Così come l’applicazione di medesime regole indipendentemente dal soggetto titolare del trattamento, sia esso un operatore di telecomunicazioni o altro provider, in modo da garantire una migliore protezione della privacy ed una concorrenza efficace per l’evoluzione tecnologica e di mercato.

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