Se il merger con Sprint andrà in porto, T-Mobile ha intenzione di far migrare rapidamente i suoi clienti verso gli smartphone e le reti 5G. Lo ha dichiarato Mark McDiarmid, senior vice president of radio network engineering and development di T-Mobile: “Se pensiamo alla nuova T-Mobile che prenderà forma, dovremo migrare i clienti dalle reti legacy Cdma e portarli verso telefoni cellulari che sono compatibili con la nuova T-Mobile”. Il modo migliore per ottenere questo, ha continuato il top manager dell’operatore americano, “è dar loro smartphone 5G. O incoraggiarli all’upgrade dei cellulari che già hanno”.
La fusione tra il terzo e il quarto maggiore operatore di rete mobile degli stati Uniti è stato proposto da T-Mobile ad aprile 2018 e vale 26,5 miliardi di dollari. Il dipartimento di Giustizia e il regolatore delle comunicazioni Fcc hanno dato il via libera, ma i procuratori generali di 13 Stati Usa hanno intentato causa contro il merger per bloccarlo.
Upgrade strategico
Per T-Mobile l’upgrade della clientela al 5G è di rilevanza strategica perché significa rendere efficiente il merger con Sprint: quest’ultima usa la tecnologia mobile Cdma mentre T-Mobile ha una rete Gsm. L’intenzione di T-Mobile, secondo quanto riportano i media Usa, è “disattivare” la parte Cdma della rete e spostarla sul 5G.
Nei giorni scorsi T-Mobile ha annunciato l’attivazione della sua rete nazionale 5G e ha promesso ai nuovi clienti alcuni modelli di smartphone 5G a costo zero (Plus 7T Pro 5G McLarens oppure Samsung Note10+ 5G). Entrambi i device funzionano sulla banda dei 600 MHz di T-Mobile e sullo spettro 2.5 GHz di Sprint.
T-Mobile ha anche annunciato 15 nuovi modelli di smartphone 5G per il 2020 e ha promesso un piano tariffario base da 15 dollari al mese, banda larga gratuita nelle case delle famiglie a basso reddito e servizio 5G gratis per la Polizia, i vigili del fuoco e l’emergenza medica. Ma solo se il merger otterrà il disco verde.
Merger ancora in bilico
La Fcc (Federal Communications Commission) ha approvato la fusione tra i due operatori mobili americani lo scorso ottobre con il sì dei 2 commissari Repubblicani e del presidente Ajit Pai, molto vicino a Donald Trump, e il no dei 2 Democratici. A luglio era arrivato già l’ok del dipartimento di Giustizia, che ha imposto tuttavia dei “rimedi”, in particolare la vendita del business delle prepagate di Sprint, rappresentato dal marchio Boost Mobile, alla società della Tv via satellite Dish Network. La nuova telco mobile dovrà anche fornire a Dish accesso alle sue 20.000 torri mobili e altre infrastrutture. Secondo il dipartimento di Giustizia, grazie ai “rimedi” imposti per aprire il mercato mobile a Dish Network, il merger migliora la concorrenza e rende più veloce il lancio del 5G combinando i due player più “deboli” (rispetto ai giganti Verizon e At&t) per creare un player più forte.
Tuttavia resta pendente la causa intentata dai procuratori generali di 13 Stati Usa guidati dall’attorney general dello stato di New York e da quello della California. La causa contro Sprint e la capogruppo Softbank e contro T-Mobile e la capogruppo Deutsche Telekom sostiene che il deal non può andare avanti perché danneggia i consumatori.
La causa a livello statale mira a ottenere dal tribunale una sentenza che ordini lo stop alla fusione tra Sprint e T-Mobile che, secondo i procuratori generali, minaccia la concorrenza di mercato e farà aumentare le tariffe della telefonia mobile. Le condizioni imposte dal dipartimento di Giustizia rendono più difficile per i procuratori generali statali vincere in tribunale e ribaltare il deal, ma la missione dei 13 Stati non è impossibile: secondo gli esperti possono bloccare il deal se dimostrano che la vendita degli asset a Dish non andrà a buon fine come previsto e non riuscirà dunque a tutelare la concorrenza sul mercato mobile.