L'ANNUNCIO

Giacomelli: “Entro l’anno criteri per asta frequenze 3,4-3,8 GHz”

Il sottosegretario alle Comunicazioni: “Lavoriamo con Agcom per creare le condizioni utili a fare la gara”. E sul 5G dice: “L’Italia brucerà le tappe previste dalla Ue: dalle prossime settimane frequenze a disposizione degli operatori per sviluppare servizi in 5 città”

Pubblicato il 09 Mar 2017

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Entro l’anno i criteri per la gara sulle frequenze 3,4-3,8 GHz. L’annuncio arriva dal sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, in occasione del convegno sul 5G organizzato dal PD. “Insieme ad Agcom lavoriamo alle condizioni per fare l’asta – ha spiegato Giacomelli – La Ue chiede che entro il 2020 ogni Paese attivi il 5G in una città, ma l’Italia brucerà le tappe. Già dalle prossime settimane il Mise metterà a disposizione degli operatori interessati lo spettro 3,4-3,8 GHz in ben cinque città per sviluppare servizi 5G”.

Ma quanto costeranno le frequenze? Il tema del prezzo è particolarmente importante per i player, che chiedono prezzi sostenibili che non ostacolino gli investimenti. “E’ chiaro che un prezzo troppo altro sarebbe un freno – ha chiarito – Ma deve essere altrettanto chiaro che lo Stato non può esimersi dal valorizzare un bene pubblico. L’obiettivo è dunque quello di trovare un equilibrio tra il valore della risorsa e gli investimenti dei privati”.

Per Giacomelli sul 5G l’Italia “sarà in zona Champions” solo se le imprese e lo Stato riusciranno a fare sistema”. Perché i ritardi, ha spiegato, “non sono di natura tecnologica, ma culturale: il Paese sull’innovazione deve marciare unito”.

Per quanto riguarda la banda 700 Mhz il sottosegretario ha sottolineato che l’Italia si atterrà alla roadmap fissata dall’Europa (che prevede il rilascio nel 2020 o al massimo nel 2022, ndr): “Stiamo discutendo con i Paesi confinanti sulla questione”, ha detto.

A margine Giacomelli ha detto la sua anche sullo sbarco di Iliad. Pur non commentando direttamente gli obiettivi dichiarati dalla compagnia francese in Italia (oltre il 10% del mercato e prezzi più bassi del 10%) il sottosegretario ha ricordato quali fossero le priorità dell’Italia in occasione della fusione tra Wind e 3, che ha poi consetito lo sbarco di Niel in Italia. “Quando si è trattato di arrivare alle scelte in Europa per approvare la fusione – ha spiegato – abbiamo detto che le priorità dell’Italia erano legate al tema degli investimenti che i soggetti in campo devono garantire e a evitare di ripetere distorsioni del mercato che il progetto di fusione puntava a superare. Immagino che l’Unione europea abbia valutato in questa direzione”.

Focus anche sul progetto di fusione tra Rai Way ed EiTowers che “non deve essere valutato dal governo”, ma “nel 2015 abbiamo messo un’unica condizione che rimane, ed è quella del controllo pubblico”. “Non tocca a ma dire se il progetto ha un’utilità e un senso industriale”, ha poi ripetuto, ricordando che “la Rai ha una sua autonomia e deve valutare in termini di validità industriale. A noi interessa il controllo pubblico”.

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