“Siamo fermamente convinti che la sicurezza e lo sviluppo dell’Italia digitale debbano essere supportati da un approccio basato su fatti e non da illazioni infondate“. E’ quanto fa sapere Huawei in una nota, dopo le indiscrezioni di stampa su un possibile cambio di posizione da parte del governo italiano. “Siamo un’azienda privata, presente in Italia da 16 anni e in Europa da 20 e siamo parte della catena del valore globale; abbiamo contribuito allo sviluppo del 3G, del 4G e ora del 5G e siamo alla guida di alcuni dei comitati di standardizzazione globali – continua Hauwei – Siamo impegnati a contribuire allo sviluppo digitale del Paese, anche in questa difficile fase, con tecnologie, impiego, risorse, sia in modo diretto che indiretto, attraverso la catena di fornitura dei nostri partner. Sicurezza, trasparenza e rispetto delle regole sono gli elementi fondamentali che ci hanno garantito la fiducia di operatori di telecomunicazioni, imprese e consumatori”.
Secondo indiscrezioni di stampa, nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio avrebbe incontrato l’ambasciatore americano in Italia, Lewis Eisenberg: sul tavolo anche il dossier Huawei. Stando a quanto riportato, l’incontro sarebbe propedeutico a un cambio di rotta del governo italiano che sarebbe pronto a rimettere in discussione il ruolo del colosso cinese nella realizzazione delle reti 5G, come hanno fatto giù alcuni partner europei.
Nei giorni scorsi, in una nota, Enrico Borghi, della presidenza Pd a Montecitorio e membro del Copasir ricordava che l’ipotesi “ban” di Londra è in discussione al Parlamento, ma ha già delle ricadute, anche nel nostro paese. “Il Regno Unito sarebbe pronto a iniziare ad eliminare gradualmente la tecnologia Huawei dalla rete 5G della Gran Bretagna – spiegava – La decisione del premier Johnson, in controtendenza rispetto ad alcune iniziali aperture di alcuni mesi fa, pone un tema sul quale è opportuno riflettere anche in Italia”.
“La Grecia nei mesi scorsi ha formalmente deciso di puntare su Ericsson per implementare la propria rete di accesso, escludendo il ricorso alla tecnologia di origine e produzione cinese per la realizzazione del 5G nel territorio ellenico. Già nello scorso dicembre, nella relazione al Parlamento sui rischi cibernetici, il Copasir ha richiesto al governo di valutare con grande attenzione l’esclusione delle aziende cinesi nella realizzazione delle reti 5G in Italia”.
“Non si possono infatti che ritenere in gran parte fondate – proseguiva Borghi – le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G. La decisione inglese, dopo quella greca, pone quindi un tema all’Italia su come tutelare la sicurezza nazionale nel momento in cui – giustamente – stiamo ponendo il tema della realizzazione del 5G come punto qualificante del Piano Nazionale di Riforma e dell’impiego delle risorse del Recovery Fund, che potrebbero utilmente essere impiegate per lo sviluppo di una tecnologia europea per le reti 5G in grado di assicurare sicurezza e qualità alle nostre infrastrutture e non dipendenza da soggetti estranei al nostro perimetro di alleanza”.
Negli ultimi mesi nel Pd si alzata più di una voce sulla necessità di tenere alta l’attenzione sulla sicurezza delle reti. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini nella sua visita a Washington afebbraio ha spiegato la necessità di mettere la sicurezza “prima di ogni valutazione economica”. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro degli Affari europei Enzo Amendola auspica una soluzione europea per il 5G. Dal mondo M5S, e in particolare da chi ha in mano il dossier, il titolare del Mise Stefano Patuanelli, non sono mancate prese di posizione opposte.
La posizione della Francia
Oggi il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, è tornato sul caso Huawei in occasione di un’intervista rilasciata da radio Europe 1 .
“Non facciamo alcuna discriminazione rispetto ai produttori tlc che sia per la 4G o per la 5G. Huawei fornisce già operatori tlc come Bouygues o Sfr – ha spiegato – La 5G cambia comunque molte cose perché si tratta di un dispositivo più complesso, c’è il tema delle informazioni e c’è un rischio più grande rispetto alla 4G che riguarda l’indipendenza e la sicurezza. E’ normale che la Francia difenda la sua indipendenza, la sua sicurezza e la sua sovranità ed è su questi criteri che prenderemo le nostre decisioni”.