Garantire una velocità di downlink di almeno 150 Mbit/s e in pulink di 50 Mbit/s nelle aree “bianche”, quelle in cui da qui al 2026 non è prevista la realizzazione delle reti 5G. Questo l’obiettivo del piano Italia 5G (nell’ambito del Piano Italia a 1 Giga) a cui lavora il Governo e le cui gare saranno bandite, stando ai desiderata del ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao, a inizio del 2022.
Il piano di investimenti prevede lo stanziamento di 2 miliardi che saranno ripartiti sulla base dell’esito della mappatura (SCARICA QUI LA RELAZIONE COMPLETA) del territorio effettuata da Infratel – un unicum a livello mondiale – sulla base dei dati di copertura aggiornati forniti da Tim, Vodafone, WindTre e Iliad e soprattutto sulle previsioni di investimento e copertura proiettati al 2026.
“In particolare – spiega la in house del Mise guidata da Marco Bellezza – sulla base di un reticolato geografico di “pixel” di dimensione 100×100 metri, rappresentativo del territorio italiano (che comprende complessivamente circa 30 milioni di “pixel”), è stato chiesto agli operatori di fornire, tramite questionario, le informazioni sulle loro attuali coperture e sui propri piani di copertura previsti fino al 2026 – tenendo conto, altresì, degli obblighi di copertura associati ai diritti d’uso delle frequenze utilizzate – compilando per ogni pixel alcuni campi relativi agli attributi di copertura, come verrà di seguito descritto”.
Dalla ricognizione è emerso che ammontano a 13.231 i siti radiomobili unici privi di backhaul e che andranno quindi aggiornati. Il numero complessivo di stazioni radiobase (Srb) dichiarate dagli operatori al 2021 è pari a 66.698 e si sale a 73.931 nella proiezione al 2026. “È emerso – si legge nella relazione di Infratel – che in alcuni casi le stazioni radiobase dichiarate da diversi operatori distano tra loro meno di 10 metri, per cui appare ragionevole assumere che si tratti di casi di stazioni in co-siting che, ai fini della presente mappatura, possono essere considerate come unico sito radiomobile. Pertanto, il numero di siti radiomobili unici al 2026 è 47.103”. E ancora: “Al 2026 21.932 Srb dispiegate sul territorio nazionale non saranno raggiunte da collegamenti di backhaul in fibra ottica. Di queste, 3.329 sono già oggetto di obbligo di collegamento da parte del concessionario pubblico Open Fiber. Pertanto, sono previste al 2026 18.603 Srb prive di backhaul in fibra ottica. Di queste, 2.494 sono dislocate entro 50 metri di indirizzi civici interessati da interventi previsti nell’ambito del Piano “Italia a 1 Giga” e dei piani privati dichiarati dagli operatori ai fini della mappatura 2021 delle reti fisse a banda ultra-larga”.
Rispetto al numero delle Srb, “i siti radiomobili unici oggetto della misura risultano 13.231, di cui 1.879 dislocati entro 50 metri dagli indirizzi civici interessati dai predetti piani di intervento pubblici e privati. Dei restanti 11.352 siti, circa 1.700 (che comprendono circa 2.400 Srb) coprono anche autostrade, circa 4.000 (che includono circa 5.700 Srb) coprono anche strade extra-urbane e circa 3.000 (che riguardano circa 4.200 Srb) coprono anche tratte ferroviarie”.
Stando alle modalità di gara da quanto si apprende il Governo procederà con il modello a incentivo finanziando quindi parte dei lavori ma la proprietà delle reti sarà in capo agli operatori. E una parte minimale dell’intervento potrà essere gestita effettuata con intervento diretto da parte di Infratel.