Sprint al Piano Italia 5G, superando le resistenze dei Comuni. Nel decreto Coesione che ha ricevuto il via libera definitivo è stato approvato un emendamento di Fratelli d’Italia che, in pratica, bypassa il ruolo delle amministrazioni locali, in tema di pianificazione delle installazioni nelle aree bianche.
Cosa prevede la norma del decreto Coesione
Con l’obiettivo di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Piano “Italia 5G” di realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s, l’articolo 4 prevede che: “la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell’intervento è disposta, anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, sulla base della posizione dei pixel sul territorio nazionale come indicati dal relativo bando di gara”.
Il bando Italia 5G è del valore 1,07 miliardi in ambito del Pnrr. Inwit, insieme a Tim e Vodafone, si è aggiudicata la gara Densificazione del valore di oltre 345 milioni.
La precisazione della scadenza è importante dà il tempo al Piano Italia 5G di essere completato, visto che deve raggiungere i target entro giugno 2026 così come per il Pnrr.
Sempre l’articolo 4 prevede che le amministrazioni titolari di programmi di politica di coesione trasmettano al dipartimento per le Politiche di coesione e per il Sud della presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero dell’Economia e delle Finanze (Ragioneria generale dello Stato) relazioni semestrali sullo stato di avanzamento degli interventi prioritari nei settori strategici.
Le norme puntano dunque a superare i veti dei sindaci che spesso si sono messi di traverso all’installazione delle antenne 5G, adducendo motivi di salute.
La questione dei limiti elettromagnetici
L’ultima volta è accaduto ad aprile, in occasione dell’entrata in vigore dei nuovi limiti elettromagnetici che sono stati innalzati da 6 V/m a 15 V/m per effetto della legge sulla Concorrenza.
In quell’occasione alcuni Comuni avevano emanato ordinanze per bloccare l’installazione di torri 5G, in attesa di avere riscontri di natura medico-scientifica sui rischi per la salute pubblica derivati da campi elettromagnetici a 15 V/m.
Le ordinanze dei sindaci in realtà sono già fuori legge, dato che l’art. 8, comma 6, legge 36/2001 (sostituito dall’art. 38, comma 6, legge n. 120 del 2020) evidenzia già che i Comuni non possono “introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell’articolo 4”.
E con questi precedenti non è escluso che i Comuni si mettano a caccia di strumento normativi in grado di fare fronte alle nuove norme sull’installazione degli impianti previsti dal decreto Coesione appena licenziato.
Il bando di gara Densificazione
Il bando vinto da Inwit, Tim e Vodafone, si riferisce alla copertura di circa 1400 aree bianche, cioè aree a fallimento di mercato dove nessun operatore avrebbe investito. Al momento, stando a quanto risulta dai dati pubblicati dalla piattaforma Connetti. Italia, sono state completate a maggio scorso il 15,38% delle aree. Secondo una stima, dunque, considerato che talvolta più aree bianche insistono in un unico comune, restano da coprire circa 600 comuni.
Il problema riguarda il tasso di diniego delle amministrazioni locali che supera – secondo i dati Inwit – il 25% a fronte del 10-12% registrato per altri interventi. Anche la Corte dei Conti ha evidenziato, riguardo allo stato di attuazione del Pnrr, le difficoltà di attuazione del Piano Italia a 5G.