Il 5G è patrimonio di tutti. «Non c’è un solo paese, una sola azienda o un solo continente che avrà il possesso esclusivo del 5G». A dirlo alla stampa americana è Guy Diedrich, vicepresidente per l’innovazione globale di Cisco. E lo ha fatto durante la conferenza “East Tech West” a Nasha, un distretto di Guangzhou in Cina.
Il dibattito sul 5G è stato dominato a lungo dal tema dettato dalla guerra commerciale in corso tra l’amministrazione americana di Donald Trump e quella cinese, in particolare con il ban per Huawei e altre cinque aziende cinesi. Ovvero sul problema della guerra tra i fornitori delle tecnologie, da un lato l’americana Qualcomm, in Europa Nokia ed Ericsson, e i fornitori cinesi indicati prima.
La preoccupazione ufficiale negli Usa e nel Regno Unito è che le aziende cinesi possano essere una minaccia per la sicurezza nazionale se si utilizzano le loro apparecchiature potenzialmente adattabili a pratiche di spionaggio.
Huawei ha sempre negato queste accuse, sostenendo che non ha mai condotto alcuna attività di sorveglianza o sabotaggio tecnologico per conto di Pechino. La Gran Bretagna ha messo in pausa la possibilità di Huawei di partecipare all’aggiornamento della sua infrastruttura 5G sino al 12 dicembre, quando si terranno le elezioni in quel Paese.
Intanto il problema secondo Diedrich è un altro. Il manager lavora al programma di Cisco per aiutare una ampia serie di paesi a fare la transizione verso la digitalizzazione: il programma si chiama “Country Digital Acceleration” ed è attualmente in corso in 31 paesi. Solo alcuni però, secondo Diedrich, stanno pensando al 5G: «Solo adesso stiamo vedendo che ci sono segnali di interesse e alcuni investimenti nel 5G. Il punto però è che si tratta veramente di una gara ma non è uno sprint, è piuttosto una maratona e noi siamo solo al primo chilometro».
Ci sono molte innovazioni collegate al 5G in questa fase: dalla Internet of Things alle nuove generazioni di connessione Wifi 6. «Vado in questi 31 Paesi in tutto il mondo e parlo con i vertici delle amministrazioni pubbliche. Ci sono Nokia, Ericsson e 60mila partner di Cisco in tutto il mondo e siamo tutti al lavoro perché occorre un gioco di squadra molto ampio per completare il 5G. E non si tratta solo di questo».
Spiega infatti il manager: «Il 5G è un elemento chiave per una trasformazione digitale che coinvolge anche l’intelligenza artificiale. l’uso di differenti tecnologie costruite sopra queste reti veloci, capaci e a bassissima latenza. Per questo ritengo che sia molto più che non solo il 5G e che sia una maratona e non uno sprint».
Il tema chiave ovviamente è quello della sicurezza. Proprio da quel punto di vista è stato creato il ban, ad esempio. «È un tema che deve essere affrontato tra governi e aziende. Quando ci sono da 30 a 50, ma anche 70 fornitori di sicurezza, che lavorano con tantissime aziende e governi, e non parlano tra loro e non si integrano tra loro, c’è anche un altro tipo di problema. Quel che i cattivi fanno è cercare l’anello debole della catena ed approfittarsi della vulnerabilità. Una possibile soluzione è avere molta più sicurezza all’interno della rete, e questo potrebbe risolvere parecchi problemi»·
Infine per quanto riguarda la guerra commerciale tra Usa e Cina, Diedrich sostiene che non porti vantaggio a nessuno: «L’unico vero effetto è quello di ridurre la capacità dei Paesi di fare investimenti nella digitalizzazione, e questo non va bene».