L'INTERVISTA

Vivo spinge sull’Italia. Patriarca: “Nel 2022 raddoppio dei punti vendita e nuove assunzioni”

Il produttore di smartphone, da un anno sul mercato europeo, è già al sesto posto in classifica ma nell’arco di un paio d’anni mira a entrare nella top five. “Forte presidio territoriale e modelli selezionati ad hoc sulla base della domanda e della tipologia di utenza”. Sempre più stretto il legame con le telco, già partite le partnership con Tim e WindTre

Pubblicato il 16 Nov 2021

ettore patriarca

“Il prossimo anno puntiamo a raddoppiare la copertura nei punti vendita in Italia e a espandere il team nazionale di almeno un 30-40% in particolare sul fronte sales & marketing”: è quanto annuncia a CorCom Ettore Patriarca, dallo scorso mese di aprile Direttore Marketing & Retail di Vivo Italia, la smartphone company che, stando alle rilevazioni di Canalys e Idc, ha raggiunto la quarta posizione nella classifica mondiale per numero di spedizioni con una marketshare del 10% e, secondo Counterpoint, è già il primo brand in Cina e sesto in Europa. “Ad appena un anno dallo sbarco nel Vecchio Continente (l’headquarter europeo è a Dusseldorf, in Germania, ndr), siamo partiti in 10 Paesi fra cui l’Italia e, nel 2022, prevediamo di raddoppiare la nostra presenza in Europa dove abbiamo già raggiunto risultati importanti”, annuncia il manager a CorCom.

Patriarca, quali sono gli obiettivi per il nostro Paese e su cosa si basa la strategia?

Puntiamo molto sul presidio del territorio attraverso le telco – siamo partiti con Tim e WindTre ma sono in corso interlocuzioni anche con gli altri operatori mobili – ed i partner di canale e quindi il retail, in particolare la grande distribuzione, e possiamo già toccare con mano importanti risultati. Ad oggi contiamo 2mila punti vendita ma nel 2022 puntiamo ad arrivare a 4mila per raggiungere un numero più elevato di potenziali clienti. Ed è importante sottolineare che il presidio del territorio passa anche attraverso una scelta oculata dei modelli di smartphone da proporre. vivo li sceglie ad hoc sulla base delle caratteristiche dei singoli mercati tenendo conto della tipologia di utenti e della domanda. Pochi modelli ma selezionati con cura.

E quali sono i modelli su cui si punta in Italia?

Nel 2021 abbiamo puntato su sei modelli, di cui tre basati sul 5G. Ci tengo a sottolineare che vivo ha un ruolo centrale nel processo di standardizzazione del 5G; ad oggi, infatti, sono più di 3.000 i brevetti presentati da vivo in ambito 5G e il brand è già al lavoro anche sul 6G. Il modello che sta riscuotendo più successo in termini di volumi è l’Y72, in vendita a 329 euro. E c’è un buon riscontro anche per il V21, proposto a 449 euro. Abbiamo appena lanciato anche la nuova serie Y, che comprende anche un modello low cost a 179 euro. E poi c’è il nostro top di gamma, l’X60 Pro a 799 euro, il primo figlio della partnership con Zeiss, azienda con cui abbiamo sviluppato un “Imaging Lab” condiviso attraverso cui i reparti di R&D delle rispettive aziende collaborano per lo sviluppo del prodotto. Anche in questo caso stiamo riscontrando ottimi risultati: rispetto al top di gamma della precedente generazione abbiamo registrato più del doppio in termini di volumi.

I prezzi sono competitivi rispetto ad altri brand.

Tenga conto che in Italia gli smartphone sotto i 300 euro valgono il 60% del mercato e quelli sotto i 200 il 50%. Ed è proprio nella fascia 200-300 euro che in questo momento stiamo ottenendo i migliori risultati. Riguardo alla conoscenza del brand vivo in Italia la percentuale si attesta al 40% ed è un ottimo risultato considerato che siamo presenti nel Paese da appena un anno. Posso inoltre aggiungere che stiamo riscontrando risultati importanti nella fascia di età 25-40 e che la nostra utenza è al 50% maschile e al 50% femminile, un dato di cui andiamo orgogliosi.

In quali aree geografiche state registrando le migliori performance?

Come le dicevo abbiamo una forte presenza territoriale ma dalle nostre analisi al momento ci risultano due aree in cui le vendite stanno registrando forti volumi, quella del Nord-Est, in cui in effetti il presidio del territorio è molto elevato grazie alle partnership locali e quella della Sicilia.

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