L’APPROFONDIMENTO

Zte-Università dell’Aquila, 2021 all’insegna del 5G per la sicurezza

Il centro di ricerca Zirc in pole position per il monitoraggio delle infrastrutture basato sull’early warning. Domenico Puntillo (Zte Italia): “Grazie all’ecosistema progetti a medio-lungo termine dal grande valore di business”. Il professor Graziosi: “Occasione di rilancio del territorio con orizzonte fino al 2024”

Pubblicato il 07 Gen 2021

zte

L’attività del centro di ricerca e innovazione di Zte a L’Aquila, lo Zirc, prosegue dal 2018, ed è la dimostrazione di un vero e proprio ecosistema che coinvolge aziende, mondo della ricerca e realtà locali alla ricerca di use case che guidino la diffusione del nuovo standard su tutto il territorio nazionale.

Terminati a giugno i trial 5G del Mise, che hanno visto Zte in campo proprio a L’Aquila e a Prato, in collaborazione con WindTre e Open Fiber, il 2021 si prospetta per lo Zirc come l’anno in cui si svilupperanno le soluzioni per il 5G standalone, dispiegando il massimo delle potenzialità del nuovo standard in termini di larghezza di banda, velocità e ridottissimi tempi di latenza. A spiegare a CorCom le prospettive del centro, che svolgerà un ruolo chiave anche nelle attività della Casa per le tecnologie emergenti dell’Aquila grazie a un progetto per la sicurezza delle infrastrutture e degli edifici, sono il Chief innovationn and research officer di Zte Italia, Domenico Puntillo, che è anche Amministratore delegato dello Zirc (Zte Innovation & Research Center), e Fabio Graziosi, professore ordinario di telecomunicazioni all’università dell’Aquila, che ha coordinato le sperimentazioni 5G che l’ateneo ha svolto in collaborazione con Zte.

“Abbiamo deciso di puntare sulle opportunità di rinascita dell’Aquila dopo il sisma – spiega Puntillo – e di far nascere qui, nel tecnopolo locale, uno spazio di 1.000 mq con laboratori, sale riunione, postazioni attrezzate, che possa ospitare anche molte persone, insieme a un’aera ‘exhibition’ per mostrare gli use case più interessanti del 5G. E dopo due anni posso dire L’Aquila è un luogo effervescente dal punto di vista scientifico”.

La soddisfazione più importante di questi due primi anni di vita del centro di ricerca e innovazione di Zte all’Aquila è per Puntillo quello di aver contribuito alla nascita di un vero e proprio ecosistema per la creazione di servizi innovativi: “Gli esperti e i partner – spiega – lavorano insieme mettendo a fattor comune la propria esperienza il proprio know- how per realizzare prototipi di servizi 5G innovativi, dalla progettazione ai test fino al finanziamento e alla realizzazione. Oggi nel nostro centro possiamo contare su un’architettura 5G end-to-end, con una copertura 5G completa che ci consente di sperimentare tutte le potenzialità di una rete in continua evoluzione. Per il 2021 l’obiettivo principale è quello di fare attività di sperimentazione nella configurazione dello standard standalone, il vero 5G, che permette di sfruttare al massimo la velocità, la bassa latenza e lo slicing, la capacità cioè della rete di mettere a disposizione risorse dedicate per avere prestazioni di altissimo livello”.

Già raggiunti importanti risultati a seguito delle sperimentazioni: “Finora ci siamo occupati di sei casi d’uso principali – sottolinea il professor Fabio Graziosi. – il monitoraggio strutturale di edifici, ponti, torri, tralici e infrastrutture, la valorizzazione dei beni culturali, l’e-health, gli intelligent transportation systems, l’agricoltura di precisione e la sicurezza urbana. Su alcuni temi abbiamo riscontrato una certa maturità del mercato, su altri invece sarà ancora necessario attendere per poterne dispiegare le potenzialità. Il tema del monitoraggio strutturale e della sicurezza degli edifici, dell’ambiente e delle città è emerso in questo quadro come uno di quelli più maturi per poter portare sul mercato soluzioni basate sul 5G. Così abbiamo deciso di focalizzare proprio su questo il progetto con il quale la città dell’Aquila ha partecipato al bando del Mise per le case delle tecnologie emergenti, e ci siamo classificati tra le 5 che otterranno i finanziamenti. E’ stato possibile grazie al nostro ecosistema in cui ricerca, tecnologia e visione imprenditoriale coesistono virtuosamente: questo è il vero obiettivo del 5G. Io considero questo successo come un risultato importantissimo, oltre che un punto di partenza e di rilancio anche dal punto di vista territoriale, che avrà un orizzonte di quattro anni, fino al 2024”.

Ma in cosa consiste nello specifico il progetto per il monitoraggio di edifici e infrastrutture per il quale l’Aquila si è aggiudicata i finanziamenti delle case delle tecnologie emergenti? “Attraverso una rete di sensori, accelerometri ma non solo, installati in edifici, ponti, viadotti – spiega Graziosi – siamo in grado di individuare vulnerabilità e indirizzare approfondimenti tecnici ad esempio per interventi di manutenzione predittiva. E poi c’è possibilità di lanciare i cosiddetti ‘early warning’, che consentono di reagire a un evento sismico in tempo reale, proprio mentre si verifica, in termini di millisecondi”.

Solo per fare un esempio, “grazie al sistema che abbiamo sperimentato quando si intercetta l’evento sismico in fase primordiale si possono generare scenari di reazione per ridurne l’impatto: indirizzare la gestione dell’evacuazione di un edificio, sbloccare le uscite di sicurezza, attivare le luci di emergenza inclusa, o interrompere il traffico su viadotti e ponti. Senza considerare che lo stesso sistema si può applicare anche in contesti diversi dal sisma, ad esempio per contrastare gli incendi boschivi o gli eventi meteo severi, fino alla sicurezza urbana. Lavoriamo su questi temi da prima del terremoto, e abbiamo ricevuto finanziamenti speciali per la ricostruzione che ci hanno consentito di proseguire nella ricerca generando oggi, a qualche anno di distanza, una ricaduta molto importante”.

Le soluzioni che verranno realizzate grazie a questo progetto potranno inoltre trovare applicazione non soltanto sul territorio dell’Aquila, ma anche su scala nazionale e internazionale: “Ci siamo candidati alla call del Mise effettuando un’analisi del potenziale di mercato di queste soluzioni – spiega ancora Graziosi – dimostrando che il progetto è di interesse nazionale e non solo. La vetustà del parco edifici e di molte infrastrutture in Italia implica un bisogno di monitoraggio costante per evitare problemi: questo fattore, insieme ad altri acceleratori, come ad esempio il sisma bonus, possono contribuire alla diffusione della tecnologia. La ricerca, dal canto suo, deve continuare a lavorare per individuare soluzioni sempre più efficaci, efficienti ed economiche, per fare in modo che possano essere applicate a tutti gli edifici, grazie ad algoritmi e soluzioni di analisi dei dati basati su intelligenza artificiale e al machine learning”.

I vantaggi della collaborazione in corso tra l’ateneo dell’Aquila e Zte sono reciproci, come spiegano i diretti interessati: “La soddisfazione di poter lavorare con un gruppo così competente e impegnato su servizi di interesse pubblico è grande – sottolinea Puntillo – per creare innovazione è fondamentale il concorso sinergico di figure fondamentali come i produttori di infrastrutture tecnologiche, gli operatori tlc, i team di ricerca e i partner locali che indirizzino gli use case al beneficio per la comunità e il territorio. Collaborare con l’università dell’Aquila ci offre la possibilità di coniugare il nostro impegno per l’evoluzione delle infrastrutture con le attività di medio e lungo periodo dell’ateneo, contribuendo a creare valore per entrambi”.

“Dalla collaborazione con Zte – conclude Graziosi – ci aspettiamo di continuare a muoverci sulla frontiera della tecnologia, con una grande attenzione ai risvolti pratici dell’innovazione. C’è ancora molto da fare per tradurre la tecnologia in capacità di dare le risposte giuste, e questo genere di collaborazioni sono fondamentali per arrivare ai risultati”.

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