Ericsson riceverà un finanziamento quinquennale dal Ministero tedesco degli Affari economici e dell’Azione per il clima per il suo progetto Emct (European Microelectronics and Communication Technologies for 6G), finalizzato a promuovere i progressi della tecnologia dei semiconduttori e le basi necessarie per sviluppare tecnologie di comunicazione e microelettronica efficienti dal punto di vista energetico e sostenibili per le radio Massive Mimo 6G insieme ai partner in Europa.
Ericsson Antenna Technology Germany GmbH guiderà lo sviluppo di questo progetto presso il sito di ricerca e sviluppo di Rosenheim in Germania.
Ipcei: 8,1 miliardi di finanziamenti, 68 progetti, 56 aziende
Il progetto fa parte di Ipcei-Me/Ct, importante progetto di comune interesse europeo sulla microelettronica e le tecnologie della comunicazione dell’Unione Europea. Questa iniziativa è stata preparata congiuntamente da 14 Stati membri dell’Ue e fornirà fino a 8,1 miliardi di euro di finanziamenti pubblici per sostenere progetti di ricerca e sviluppo nell’intero ecosistema della microelettronica e delle tecnologie di comunicazione, dai materiali e strumenti alla progettazione dei chip e ai processi di produzione. Questa collaborazione tra partner contribuirà a un ecosistema più forte e all’evoluzione delle tecnologie dei semiconduttori in Europa.
Le procedure Ipcei consentono di concedere finanziamenti pubblici a livello nazionale per progetti che contribuiscono in modo significativo alla crescita e alla competitività del settore industriale europeo. Inoltre mirano a consentire la trasformazione digitale e verde creando soluzioni innovative di microelettronica e comunicazione e sviluppando sistemi elettronici e metodi di produzione efficienti dal punto di vista energetico e a risparmio di risorse. Ericsson è tra le 56 aziende che intraprenderanno 68 progetti in totale.
Fondare lo sviluppo della microelettronica radio 6G
Lo scopo del progetto Ericsson è quello di estendere l’attuale sviluppo della microelettronica radio stabilendo lo sviluppo tecnologico iniziale della microelettronica radio 6G in collaborazione con partner europei. L’attenzione è focalizzata sullo sviluppo tecnologico iniziale delle radio 6G Massive Mimo, che rafforzerà l’ecosistema europeo dei semiconduttori e aiuterà a completare una catena del valore europea in questo campo vitale di interesse europeo.
“L’introduzione dello standard di comunicazione mobile 5G ha già aperto una moltitudine di nuove applicazioni oltre alla voce e ai dati mobili – afferma Freddie Södergren, Responsabile Tecnologia e Strategia, Ericsson Networks -. Le future reti mobili 6G dovranno soddisfare la domanda sempre crescente di comunicazione nei settori uomo-uomo, uomo-macchina e macchina-macchina in modo altamente efficiente dal punto di vista energetico”.
“In quanto tecnologia chiave, la microelettronica svolge un ruolo centrale nella protezione del clima, nell’efficienza energetica e nella crescita economica – aggiunge il ministro federale Robert Habeck -. L’accesso indipendente ai componenti microelettronici è più importante che mai per la trasformazione dell’economia e per la sicurezza dell’approvvigionamento della Germania e l’Europa”.
No a Huawei e Zte: Berlino pianifica un duro colpo ai cinesi
Nel frattempo, sempre sul fronte telco, il Ministero degli Interni tedesco sta pianificando di obbligare gli operatori di telecomunicazioni a ridurre l’uso di apparecchiature di Huawei e Zte nelle loro reti 5G dopo che una revisione ha evidenziato un’eccessiva dipendenza da questi fornitori cinesi. Il Ministero ha progettato un approccio scaglionato per evitare troppe interruzioni: gli operatori dovranno ridurre la quota di componenti cinesi nelle loro reti Ran e di trasporto entro il 1° ottobre 2026, fino a un massimo del 25%.
Dura la risposta degli operatori
L’ipotesi ha suscitato una risposta rabbiosa da parte degli operatori, che hanno messo in guardia la Germania su probabili interruzioni e azioni legali. Dal canto suo, Huawei Germany ha respinto quella che ha definito la “politicizzazione” della sicurezza informatica nel paese. “Un simile approccio avrà un impatto negativo sulla trasformazione digitale in Germania, inibirà l’innovazione e aumenterà significativamente i costi di costruzione e di esercizio per gli operatori di rete”, si legge in una nota. “Di conseguenza, i consumatori tedeschi dovranno pagare i costi aggiuntivi”.
Deutsche Telekom ha definito irrealistica la scadenza del 2026, paragonandola ai lunghi tentativi della Gran Bretagna di imporre restrizioni a Huawei, e ha messo in guardia da un possibile calo della qualità del servizio ai clienti. Telefonica Deutschland ha invece detto che prenderà in considerazione la richiesta di risarcimento danni al governo tedesco, nonché un’azione legale.
Possibili ostacoli in vista
Huawei rappresenta attualmente il 59% delle reti 5G Ran tedesche, secondo un sondaggio della società di consulenza in telecomunicazioni Strand Consult. Secondo il Ministero dell’Interno, in regioni particolarmente sensibili come la capitale Berlino, sede del governo federale, la tecnologia cinese non dovrebbe essere utilizzata affatto.
Il piano di ban sarà presentato al gabinetto nei prossimi giorni, ma potrebbe incontrare resistenza da parte del Ministero per gli affari digitali a causa delle preoccupazioni che potrebbe influenzare i già lenti progressi della Germania con la digitalizzazione. Un portavoce del ministero del digitale ha affermato che non è stata ancora presa alcuna decisione, aggiungendo che è importante garantire che l’accesso a Internet mobile rimanga stabile, rapido e conveniente.
La Germania è considerata in ritardo nell’implementazione degli strumenti di sicurezza dell’Unione Europea per le reti 5G. Le misure sono state concordate tre anni fa per frenare l’uso di fornitori che il blocco considera “ad alto rischio” – tra cui Huawei e Zte – a causa delle preoccupazioni su possibili sabotaggi o spionaggi. Le due società però negano che le loro apparecchiature costituiscano un rischio per la sicurezza.
E la Cina accusa gli Usa di spionaggio ai danni di Huawei
Intanto la Cina ha accusato gli Stati Uniti di aver condotto per anni attività di hackeraggio ai danni di Huawei Technologies. Il ministero della Sicurezza di Stato cinese ha pubblicato un messaggio sul suo profilo WeChat intitolato “Rivelazioni sugli spregevoli metodi utilizzati dalle agenzie di intelligence Usa per lo spionaggio e il furto informatico”, in cui accusa esplicitamente gli Stati Uniti di aver condotto per anni attività di spionaggio informatico contro il colosso tecnologico cinese.
“Nel 2009 l’Ufficio per le operazioni informatiche di rete (alle dipendenze dell’Agenzia di sicurezza nazionale Usa, Nsa) ha intrapreso attività di infiltrazione dei server nel quartier generale di Huawei, e ha continuato a condurre tali attività di sorveglianza”, ha accusato il Ministero. Il Centro nazionale di risposta emergenziale ai virus informatici della Cina avrebbe scoperto le attività dell’intelligence Usa ai danni di Huawei nell’ambito di indagini su un attacco informatico subito lo scorso anno dalla Northwestern Polytechnical University di Xi’an. L’agenzia cinese avrebbe estratto dalle reti dell’università lo spyware “Second Date”, che secondo Pechino “è stato sviluppato dall’Agenzia di sicurezza nazionale Usa, che si è infiltrata in migliaia di reti di numerosi Paesi in tutto il mondo”.