“Il Recovery Fund e il piano digitale da 140 miliardi di euro sono un’opportunità storica per portare avanti la digitalizzazione e garantire la ripresa in Europa”: lo ha affermato Franco Accordino, Head Unit Investment in high-capacity networks della Commissione Ue. “È un momento cruciale per l’Europa ma, perché si trasformi in opportunità, occorre un impegno collettivo; non dobbiamo procedere ognuno per sé”. E non basta la pura vision: “Serve la visione sull’implementazione, ovvero sulla messa in opera del piano”.
La visione dell’Europa per il decennio digitale è stata illustrata nel Digital Compass, con i target sulla connettività che si misura Gigabit e il 5G per tutta la popolazione entro il 2030. Ma, ha evidenziato Accordino, il 2030 è dietro l’angolo se si guarda al punto di partenza non esattamente ideale: l’Indice Desi ci descrive un’Unione europea che cresce a due velocità, con l’Italia piazzata nella parte bassa della classifica, anche se su reti a ultra-capacità e 5G siamo di poco sotto alla media.
O meglio: “Sulle reti fisse c’è stato un progresso, ma resta molta strada da fare, e sul 5G l’Italia mostra un elevato livello di preparazione e ha lanciato i primi servizi commerciali, ma deve impegnarsi di più, perché nel 5G bisogna distinguere tra upgrade di attrezzature 4G e 5G standalone con le sue frequenze”, ha sottolineato Accordino. “Sulle reti è sempre mancata la visione implementativa. Servono concretezza e anche soluzioni creative per attuare piani ambiziosi e investimenti complessi in tempi rapidi”.
Che cosa fare, dunque, per il salto di qualità? “Il Codice per le comunicazioni elettroniche c’è: manca la trasposizione (l’Italia è già in ritardo, ndr). Il codice continene tutti gli elementi che servono per il mondo delle Tlc, come il co-investimento o il wholesale only”.
Ancora più importante “è fare buon uso dei fondi, con una buona programmazione e una valida azione di monitoraggio“, ha proseguito Accordino. Nessun commento sul Pnrr appena ricevuto dalla Commissione europea, ma Accordino ha affermato: “L’Italia ha un ambizioso piano per la connettività fissa e mobile. Va implementato velocemente e efficacemente“.
I fondi straordinari, però, non ci sono sempre e bisogna sviluppare gli investimenti ordinari. L‘Ue sta lavorando al nuovo Cef (Connecting Europe Facility), che prevede 2 miliardi di euro per il digitale e un accento sulle sinergie tra i settori dei trasporti, dell’energia e del digitale, come nel caso dei corridoi 5G. “Gli investimenti andranno legati all’adozione, all’utilizzo sul mercato”, ha evidenziato Accordino.
È in questa direzione che l’industria delle telecomunicazioni può guardare per far ripartire la crescita delle entrate. “Oggi la situazione delle telco è preoccupante“, ha ammesso Accordino, “ma un’opportunità esiste a livello locale, per collegare la domanda agli utenti del territorio e all’indotto. Le telco devono trovare modelli di business diversi da quelli finora sfruttati, non più consumer-centric, ma community-centric. Lì c’è valore da generare: dove sono le scuole, gli ospedali, gli enti locali, e così via. Bisogna aggregare sia la domanda che l’offerta. Il Cef cercherà di mettere insieme le best practice di settore per agevolare una programmazione veloce nei tempi e efficiente nei costi”.