Ormai il dado è tratto, e chi è stato chiamato alle proprie responsabilità ha già espiato con un pubblico (anzi, mondiale) mea culpa. Ma ciò che sta succedendo ad Acer, colpita nel terzo trimestre da una perdita di 446 milioni di dollari che ha portato alle immediate dimissioni del ceo JT Wang, può essere da monito per gli altri player del mercato, costruttori di pc ma non solo. La lezione da mandare a memoria? Inutile puntare sulla leadership di mercato se non si punta a diventare anche leader di brand. Questo almeno secondo gli analisti di Gartner.
È stata proprio Gartner, insieme con Idc, a quantificare le perdite del gigante taiwanese: nel terzo trimestre 2013, le vendite di pc sono crollate del 35% in un panorama certo non florido, ma che registrava una contrazione intorno all’8%. Lo stallo è imputabile all’esplosione del mercato dei tablet e degli smartphone, sempre più capaci di fare le veci di laptop e netbook, ma anche alla fisiologica frenata di un comparto che da quando è nato ha conosciuto solo il segno positivo. E col senno di poi non è difficile immaginare dove avrebbe condotto la filosofia aziendale rappresentata dall’ appello che Wang rivolse a Microsoft dal Financial Times nell’agosto del 2012. Redmond era in procinto di lanciare il suo Surface, e Wang avvertiva: “Pensateci due volte prima di metterlo in vendita, creerà un enorme impatto negativo per l’ecosistema. Inoltre non è qualcosa di cui siete competenti”.
A pagare le conseguenze di scelte sbagliate sarà anche il 7% della forza lavoro di Acer a livello mondiale (circa 8mila risorse), un taglio che dovrebbe generare un risparmio di costi operativi per circa 100 milioni di dollari annui. Ma con ogni probabilità, durante il periodo di transizione che traghetterà l’azienda alla gestione Wong (l’attuale presidente di Acer sarà il successore di JT Wang da gennaio), salterà anche la testa di qualche colletto bianco. Gli occhi sono puntati sul Transformation Advisory Committee, organismo presieduto dal fondatore del quarto produttore mondiale di pc, Stan Shih, e al cui board siederanno anche Wang e Wong. L’obiettivo? Rendere Acer competitiva sui nuovi fronti della guerra dell’hardware.
“Non sarà facile trovare una soluzione”, spiega al Corriere delle Comunicazioni Mikako Kitagawa, analista di Gartner. “Ma la direzione intrapresa verso la diversificazione nel mercato non-pc, con l’aumento degli investimenti su tablet, Chromebook e ultramobile è corretta. Il mercato dei pc ha conosciuto una crescita strutturale proprio mentre le abitudini dei consumatori hanno cominciato a spostarsi dal personal computer al tablet. Per questo ci aspettiamo che le vendite dei pc rimarranno stagnanti ancora per un po’. In questo frangente, ai produttori converrà indirizzare gli sforzi sulle opportunità che offrono gli altri comparti, come per l’appunto quello dei tablet o delle applicazioni, cercando di mantenere la propria posizione sul fronte dei pc”, dice Kitagawa.
“La perdita operativa del terzo trimestre si deve soprattutto all’impatto sul margine lordo dell’aggiornamento al sistema operativo Windows 8.1 e alla gestione dell’inventario”, si è giustificata Acer, ma per l’analista di Gartner, il tonfo è dovuto anche ad altro: “Acer è stata incapace di costruire brand value nel mercato pc quando era in posizione dominante. Non è riuscita ad allontanarsi dal posizionamento di leader di prezzo, e nonostante le acquisizioni, da Packard Bell a Gateway, non ha preservato il valore dei marchi assorbiti”.
Rimanendo a Taiwan, basta dare uno sguardo al mercato degli smartphone: in casa Htc le previsioni per il quarto trimestre 2013 parlano di un fatturato tra i 40 e i 45 miliardi di dollari taiwanesi (1,4-1,5 miliardi di dollari), contro una previsione Bloomberg di 52,2 miliardi di dollari taiwanesi. Il mercato sembra aver recepito il modello One Max al di sotto delle aspettative, e l’imputato pare lo scarso valore imputato al brand. A Bloomberg Cher Wang, ceo di Htc, ha confessato: “Abbiamo la migliore tecnologia e il miglior prodotto, ma dobbiamo migliorare sulla comunicazione”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.