Blackberry agli sgoccioli di una storia gloriosa, nonostante il fedele supporto di un testimonial di eccellenza come Obama? Niente affatto – ribatte Alberto Acito, managing director South East Europe di Blackberry -. Siamo assolutamente vivi e determinati ad andare avanti”.
Non negherà le difficoltà.
Ovviamente no. Abbiamo avuto momenti anche molto pesanti ma, le ripeto, non siamo affatto in coma. Per gli investimenti ora possiamo contare su un miliardo di dollari in arrivo da Fairfax. Ma anche il fatto che in molti si fossero detti interessati a comprarci, mostra che non siamo i soli a credere nelle possibilità di rilancio e di crescita di Blackberry.
Se non coma, come definisce il vostro stato?
Siamo in una fase di riorganizzazione profonda. Un po’ in mezzo al guado, se vuole, ma con l’altra sponda ben visibile. Magari non saranno ancora cifre consolidate ed eclatanti, ma gli ultimi dati mostrano chiari segnali di un miglioramento della situazione.
In Italia avete fatto un “colpaccio” con Kpmg.
È stata una bella soddisfazione, anche personale e di tutto lo staff italiano. Essere riusciti a vendere a Kpmg uno stock di 3.500 BlackBerry 10 è un segnale che il mercato crede nei nostri prodotti. E non mi riferisco tanto ai terminali, quanto al fatto che Kpmg è passata a BlackBerry Enterprise Service 10, la nostra nuova piattaforma per le comunicazioni aziendali.
C’è chi dice che ormai il mercato è fatto da due player: Samsung e Apple, con poche nicchie per gli altri.
Sono dell’opinione esattamente opposta. Per Blackberry lo spazio esiste. Anche perché ci indirizziamo soprattutto a clienti business e professionali cui offriamo prodotti pensati a misura e dunque, se mi consente, nettamente migliori e più interessanti di quelli della concorrenza. E non si tratta di nicchia, ma di un mercato importante. Ci aiuta non poco un know how consolidato da tre decenni di esperienza specifica.
L’esperienza non basta.
Sono d’accordo. Ma è una carta in più se si coniuga con l’innovazione. Ed è proprio questo che ci fa essere ottimisti. BlackBerry Enterprise Service 10 e gli smartphone della serie 10 sono stati i primi ad avere ottenuto dalla Nato la classificazione “riservato”. Il tutto ruota attorno a BlackBerry10, una piattaforma che abbiamo costruito partendo da zero, con l’obiettivo di offrire le migliori garanzie di security. Quanto a sicurezza, cosa sempre più necessaria in un mondo sempre più connesso e in mobilità, non ci batte nessuno.
Basta oggi la sicurezza per segnare il successo di un telefonino?
No, ma non se ne può fare a meno. E noi garantiamo il massimo. Ma garantiamo anche moltissime funzionalità e innovazioni che, ne sono sicuro, verranno apprezzate da professionisti ed aziende. È sbagliato parlare di telefonino. Bisogna parlare di piattaforma. Ad esempio, Enterprise Mobility Management è una nostra soluzione cloud multi-piattaforma che consente di proteggere e gestire i dispositivi aziendali e personali, offrendo facilità d’uso, flessibilità, controllo dei costi, qualità in un’ottica di Byod. Offriamo la possibilità di tenere completamente separate, nello stesso telefonino, applicazioni e dati aziendali da quelli personali. Il nostro Bef 10 è una piattaforma che consente di gestire da remoto device di marche diverse da Blackberry.
Sono i segnali positivi cui si riferiva?
Sono i segni di vitalità, di forza innovativa, di capacità di guardare al futuro. Il consenso del mercato comincia a vedersi. Bbm, la nostra piattaforma di community per chat, condivisione di foto e messaggistica accompagnate da una forte tutela della privacy ha avuto oltre 20 milioni di utenti nella settimana di lancio. È stata l’applicazione gratuita prima in classifica di Google play in più di 35 paesi e in ben 107 paesi sull’App store. Ma c’è qualcosa più di fondo che giustifica il nostro ottimismo.
Cioè?
La rivoluzione Internet. Le comunicazioni saranno sempre più in mobilità e servirà sempre di più integrare i device in modo facile e sicuro. Il nostro punto di forza.
L'INTERVISTA
Acito (Blackberry): “Andiamo avanti”
Parla il managing director South East Europe: “Siamo in fase di riorganizzazione profonda, ma gli ultimi segnali sono positivi”
Pubblicato il 12 Nov 2013
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