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“Acquisire quote di Nokia e Ericsson”: la proposta di Barr per il 5G Usa

Il Procuratore generale degli Stati Uniti lancia anche l’ipotesi di un consorzio con in campo i Paesi alleati per sostenere finanziariamente i vendor europei. Una mossa che punta a mettere all’angolo Huawei&co

Pubblicato il 07 Feb 2020

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Gli Stati Uniti potrebbero comprare quote di controllo nei vendor europei Nokia ed Ericsson per contrastare il predominio di Huawei e della Cina sul mercato delle attrezzature di rete 5G. È la proposta avanzata dal Procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr: gli Usa e i suoi alleati potrebbero arrivare a possedere delle quote importanti, anche maggioritarie, nei due grandi fornitori di apparati Tlc scandinavi. Lo riporta Reuters.

Barr ha rilasciato i suoi commenti nel corso di una conferenza organizzata a Washington dal think tank Center for strategic and international studies (Csis) il cui tema era lo “spionaggio economico” della Cina. L’Attorney general ha detto che qualche alto funzionario del governo ha suggerito che i timori riguardanti Huawei “potrebbero essere risolti dagli Stati Uniti sostenendo Nokia e/o Ericsson, tramite una quota di controllo americana sia diretta che tramite un consorzio di imprese americane e di paesi alleati”.

Più forti contro la concorrenza cinese

L’investimento degli Usa in Nokia e Ericsson (Barr lo ha definito “il vasto mercato e possente muscolo finanziario dell’America) potrebbe rendere le due aziende europee dei concorrenti formidabili e “eliminare i timori sulla loro capacità di resistere” alla concorrenza cinese, ha affermato Barr. “Noi e i nostri più vicini alleati certamente abbiamo bisogno di prendere seriamente in considerazione questo approccio”.

Nokia e Ericsson hanno una capitalizzazione di mercato congiunta di circa 50 miliardi di dollari e non è chiaro con quali fondi il governo americano potrebbe comprare quote di controllo nei due vendor, né se le due aziende o i regolatori europei approverebbero un’operazione del genere. Il governo americano raramente investe in aziende quotate; ancora più rari sono gli investimenti in aziende estere.

Investire nelle “alternative occidentali”

Gli Stati Uniti puntano il dito contro Huawei per gli stretti legami col governo cinese e l’amministrazione Trump accusa l’azienda di cyberspionaggio (accuse sempre respinte da Huawei e da Pechino). L’azienda di Shenzhen è oggetto di un bando del dipartimento del Commercio (le aziende Usa non possono venderle tecnologie e componenti) e di un ordine esecutivo del presidente Donald Trump che vieta alle telco americane di comprare prodotti da fornitori considerati un pericolo per la sicurezza nazionale. Di fatto Huawei e la connazionale Zte sono fuori dalle reti 5G americane.

Lo scorso mese sei senatori hanno introdotto una proposta di legge per stanziare oltre 1 miliardo di dollari da investire in alternative occidentali ai fornitori di rete cinesi Huawei e Zte e accelerare lo sviluppo di un’architettura aperta per permettere a vendor concorrenti di entrare sul mercato di specifiche componenti di rete.

Sottrazione di tecnologie americane: indaga l’Fbi

Il Procuratore generale Barr ha detto che la Cina è diventata il “principale avversario geo-politico” e che “la Cina ha una marcia in più e ora è leader nel 5G … Hanno già catturato il 40% del mercato e stanno aggressivamente avanzando”.

Allo stesso evento a Washington il direttore dell’Fbi Christopher Wray ha dichiarato che Pechino cerca di “rubare” la tecnologia americana “con ogni mezzo possibile”. Wray ha riferito che attualmente l’Fbi ha circa mille indagini aperte su furti di tecnologia da parte dei cinesi in 56 uffici regionali e che le indagini toccano ogni settore industriale. Il direttore dell’Fbi ha aggiunto che la Cina sfrutta anche le università americane per sottrarre proprietà intellettuale e ha concluso invitando il governo di Washington ad “agire” immediatamente.

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