“Full Fibre for a Digital Sustainable Europe”: punta sul legame tra fibra ottica e sostenibilità il tema della Ftth Conference 2022, che si è svolta a Vienna dal 23 al 25 maggio. Un evento che ha visto riunirsi e discutere sul futuro delle infrastrutture delle telecomunicazioni più di 3000 persone del settore, insieme a esperti di tecnologie, investitori e istituzioni. All’evento era presente anche Adtran, società specializzata in apparati di accesso per reti fisse, specialista dei collegamenti in fibra. Barbara Tonarelli, Senior Sales Engineer della multinazionale statunitense e volontaria del Ftth Sustainability Working Group, spiega in quest’intervista a CorCom quali sono stati i principali temi di confronto toccati durante l’evento.
Tonarelli, cosa è emerso dalla tre giorni in Austria?
La sostenibilità è stata un fil rouge che ha collegato tutte le conferenze, declinata nei suoi aspetti in diversi workshop, in cui si è parlato della necessità di realizzare reti sempre più sostenibili. D’altra parte la necessità di ridurre i consumi, per motivi ambientali ma anche economici, è una questione che tocca tutti, in primo luogo gli operatori, dal momento che il costo dell’energia ha un impatto immediato sul total cost of ownership delle loro reti. Ovviamente si tratta di un aspetto che riguarda da vicino anche i vendor, che per rendere appetibili le proprie soluzioni non possono sottovalutare l’aspetto dei consumi. A fianco di questo tema è emersa con forza anche la compliance Esg, che è considerata sempre con maggiore attenzione su scala internazionale. Parliamo della sostenibilità ambientale, ma anche di quella legata alla governance e agli aspetti sociali: quindi la necessità di rendere disponibili alcuni servizi fondamentali in aree tuttora penalizzate, dove il digitale “arranca” rispetto al resto del mondo più urbanizzato, e l’attenzione alle policy aziendali, che devono essere improntate alla sostenibilità anche per i fornitori. Quest’ultimo è un aspetto a cui le grandi società del mondo Tlc, soprattutto quelle quotate, sono sempre più attente. L’impressione è che ormai tutta la filiera si stia allineando a questi valori, che hanno acquistato una grande importanza anche nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile richiesto dalle Nazioni Unite.
Perché fibra è sinonimo di sostenibilità? Come può contribuire a ridurre i costi delle telco?
I motivi principali sono due. Intanto è stato provato e misurato a livello di industry che le soluzioni in fibra ottica sono quelle che hanno i minori consumi. Secondo studi di settore che confrontano le prestazioni di una rete Vdsl o ibrida e quelle di una rete in fibra ottica Pon, quest’ultima consuma sette volte e mezzo in meno rispetto al fiber to the cabinet. Il secondo aspetto è la riduzione nelle emissioni di Co2 per ciò che riguarda le infrastrutture: una volta che è stata posata, la fibra continuerà a dare le stesse prestazioni per un periodo lungo, si parla di almeno 30 anni senza bisogno di manutenzione, o anche per tempi più lunghi se parliamo di impianti di qualità per i quali sono stati selezionati i cavi più adeguati allo specifico deployment. E anche nella fase di realizzazione delle infrastrutture le emissioni di Co2 in atmosfera sono ridotte rispetto alla messa in opera delle reti in rame.
Tra i concetti chiave che Adtran ha proposto all’Ftth Conference c’è quello di considerare le reti non come infrastrutture monolitiche, ma come architetture disaggregate e disaggregabili, con componenti che non siano troppo strettamente dipendenti le une dalle altre. Quali sono i vantaggi di questo approccio?
A Vienna abbiamo fatto vedere quali sono i risultati che un’architettura disaggregata nelle reti di accesso, può portare agli operatori in termini di sostenibilità e di ritorno sugli investimenti. La caratteristica di questi sistemi è l’efficienza energetica che si crea grazie al fatto che gli apparati sono più piccoli e leggeri, e quindi richiedono meno manodopera per installazione e manutenzione. Il loro inserimento in rete consente l’introduzione di tecnologie sempre più evolute, seguendo quanto il mercato rende disponibile. Così mentre una soluzione chassis based, “ad armadio”, ti lega a un vendor e utilizza oggi chipset con un footprint di 45 nanometri, una tecnologia disaggregata usa tecnologie di chipset piccole ed efficienti, con un footprint che si riduce fino a più della metà, e arriva oggi a essere compreso tra i 28 e i 16 nanometri. L’idea è che, una volta installata una soluzione di questo tipo, sia possibile in futuro, quando disponibile, facilmente migrare da questo apparato ad uno di nuova tecnologia ancora più performante, senza grossi interventi. Questa flessibilità apre la strada a un’evoluzione sempre più veloce e più flessibile delle reti, senza essere legati a determinati vendor su apparati monolitici.
Un elemento su cui puntate è anche la scalabilità delle soluzioni…
Sì, perché è un elemento in grado di portare benefici importanti per i Service Provider. Gli apparati possono essere dimensionati per le esigenze specifiche dei singoli specifici operatori. In sostanza, possono essere collegati per realizzare architetture ad hoc caso per caso evitando i lock-in e rimanendo aperti a inserire in rete soluzioni sempre più evolute e di vendor diversi. Un effetto ulteriore è che grazie a sistemi di questo tipo aumenta anche la competizione per portare sul mercato gli apparati migliori e più performanti dal punto di vista tecnologico ed energetico. Un altro aspetto interessante, per concludere, è che quando parliamo di fibra non ci riferiamo più soltanto ad apparati di rete fissa che portano servizi Ftth agli utenti finali. Le nuove reti in fibra ottica possono essere portate alle aziende, adattandole alle esigenze specifiche, o possono servire per dare servizi ad altri operatori, anche per il backhauling. Non dimentichiamo la crescita che sta vivendo in quest’ultimo periodo il fixed wireless access, dove la fibra arriva alle antenne che poi diffondono la connettività in wi-fi.
Che feedback state ricevendo per queste vostre nuove soluzioni?
Le nostre proposte stanno riscuotendo interesse, soprattutto perché siamo tra i vendor che hanno a portafoglio soluzioni disaggregate con prodotti che sono già alla seconda o alla terza generazione, sempre seguendo i principi dell’Open Networking Foundation. Questo è un aspetto centrale per l’affidabilità di tecnologie che abbiamo avuto modo e tempo di testare e migliorare costantemente. Tra i Paesi in cui la domanda è più forte c’è il Regno Unito, dove negli ultimi due anni c’è stato un incremento esponenziale di operatori che hanno costruito reti Ftth con una grande attenzione alla sostenibilità, o in Germania, dove sia i nuovi operatori alternativi sia quelli “tradizionali” si stanno muovendo rapidamente in questa direzione. Anche in Italia ci sono molti piccoli operatori che si orientano su soluzioni su cui possono lavorare liberamente, perché diventano di loro proprietà, e consentono di aumentare copertura e banda con la massima sostenibilità e flessibilità. Ma il tema della sostenibilità è molto sentito anche dagli operatori più grandi e quotati, sia – come dicevamo – per la questione dei consumi sia per l’occupazione dei rack: con soluzioni più piccole, infatti, c’è una minore occupazione di spazio, che si traduce per molti in costi minori.
Si tratta di una tendenza che dal suo punto di vista è destinata a durare nel tempo?
Credo di sì, perché c’è un’attenzione sempre maggiore ad aspetti come i materiali che vengono utilizzati, a causa anche dello shortage di alcune materie prime e dei problemi di approvvigionamento che si sono verificati a causa di una serie di eventi imprevedibili, dalla pandemia al conflitto in corso in Ucraina. Tutto questo ha spinto le aziende ad attrezzarsi per fare dei passi in più rispetto alla semplice compliance “standard”, scegliendo soluzioni che utilizzano materiali più sostenibili, più leggeri e con il giusto bilanciamento guardando alle prestazioni. Per quanto ci riguarda, siamo estremamente attenti a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità degli apparati destinati alla rete, perché siamo consapevoli che hanno un impatto sull’ambiente, e che questo impatto dovrà essere nel tempo sempre più contenuto.