L’Agcom è “perfettamente in linea” con il Tar del Lazio, che ieri ha certificato come “non dovuti” i contributi 2006-2010 di Telecom, Vodafone, Fastweb, Sky e Wind verso questa stessa Authority, chiede alle altre Autorità la restituzione delle somme versate in passato e riduce di cinque punti l’aliquota contributiva sui ricavi per il 2014.
Ieri il tribunale amministrativo ha appunto accolto il ricorso delle quattro tlc e dell’emittente satellitare, che si opponevano alla richiesta Agcom di pagare parte del contributo al finanziamento di questo stesso ente negli anni 2006-2010. Si tratta di 26,7 milioni per Telecom, 14,59 milioni per Vodafone, 519 mila euro per Fastweb, 9,6 milioni per Sky e 2,96 milioni per Wind.
L’Autorità guidata da Marcello Cardani sostanzialmente concorda con le decisioni dei giudici. Perché?
Per legge gli operatori di comunicazione devono versare un’aliquota contributiva all’Agcom, che è la loro Autorità di riferimento. Ma nel 2009 è stata introdotta una norma nella legge finanziaria 2010 (articolo 2, comma 241 della legge n. 191) che ha imposto all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di finanziare, nell’anno 2011, altre autorità indipendenti all’epoca con i bilanci in rosso. Si trattava di Antitrust, Autorità per la Privacy e Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali.
A questo punto gli operatori hanno presentato ricorso: perché versare una quota all’Agcom quando poi finisce nelle casse di altre Authority che con essi hanno poco o nulla a che fare? Il 18 luglio 2013 la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha emesso una sentenza e, a seguito di questa sentenza, ieri il Tar del Lazio ha stabilito che la norma introdotta nel 2009 è in contrasto con il diritto dell’Unione europea.
“Le decisioni del T.A.R. – si legge ora in un comunicato Agcom – sono perfettamente in linea con la segnalazione dell’Autorità a Governo e Parlamento del novembre 2012 e con la propria decisione – già assunta (sulla base della citata sentenza della Corte di Giustizia) il 30 gennaio 2014 e comunicata alle autorità competenti in data 28 febbraio 2014 – di disapplicare per l’anno 2014, in via amministrativa, la norma che proroga il suddetto obbligo di trasferimento di fondi a favore di altre autorità indipendenti fino al 2016”. In pratica per quest’anno, e per i prossimi due, l’Autorità non intende trasferire i suoi fondi ad altre Authority.
Inoltre “confortata dalla giurisprudenza nazionale, rappresenterà nuovamente alle competenti Istituzioni la necessità di una sollecita e completa restituzione delle somme già versate ad altre autorità indipendenti che, allo stato, presentino un avanzo di amministrazione”. Un sollecito di rimborso dei soldi versati alle altre Authority.
E coglie l’occasione per chiedere al governo di finanziare la sua attività di regolazione del settore postale, che svolge dal 2012 ma per le quali non ha visto ancora alcun contributo. “L’Autorità reitererà al governo – si legge nella stessa nota – anche la richiesta della pronta attuazione del contributo a carico del ‘mercato di competenza’ per il finanziamento delle attività relative al settore postale. Le relative funzioni sono, infatti, svolte dall’Autorità dal 2012, pur in attesa della predisposizione dei necessari mezzi di finanziamento previsti dalla legge”.
Infine annuncia l’abbassamento dell’aliquota contributiva dovuta dagli operatori delle comunicazioni. “Per quan di propria competenza, l’Autorità, con la delibera 547/13/CONS ha introdotto, per il contributo dovuto nell’anno 2014, alcune semplificazioni del meccanismo di calcolo e degli adempimenti informativi connessi al relativo versamento. Grazie a tale semplificazione – e sgravata dall’obbligo di sostenere finanziariamente altre autorità – l’Autorità con la stessa delibera ha ridotto l’aliquota contributiva per il 2014 di ben cinque punti, dall’1,9 all’1,4 per mille”.