LA RELAZIONE

Agcom: Internet mobile supera gli sms

Nel 2011 i ricavi da “messaggini” sono cresciuti dell’1,5% mentre quelli relativi al Web via cellulare sono balzati del 17,7% a 2,41 miliardi. Fatturato Tlc in contrazione del 3,7%. Cala anche la spesa delle famiglie (-2,6%), soprattutto sul fisso

Pubblicato il 21 Set 2012

Federica Meta

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Nel 2011 gli italiani hanno speso di più per navigare su Internet dal cellulare che per inviare Sms. A certificare lo storico sorpasso, frutto del boom di smartphone e tablet, è l’Agcom nella Relazione annuale, l’ultima firmata dall’Authority guidata da Corrado Calabrò. Nel 2011 i ricavi da Sms sono stati pari a 2,33 miliardi (+1,5%), mentre quelli relativi a Internet sono balzati del 17,7% a 2,41 miliardi.

Complessivamente Agcom rileva un mercato delle Tlc in calo e “di conseguenza – spiega il report – si registra una leggera riduzione del peso del settore rispetto alle principali grandezze macroeconomiche”: l’incidenza del settore sul pil è scesa dal 2,71% al 2,57%, negli investimenti è diminuita dal 4,16% al 3,98% e nella spesa delle famiglie è passata dal 2,31% al 2,21%.

Nel 2011 è proseguita la contrazione dei ricavi lordi conseguiti dagli operatori di Tlc, scesi a 40,59 miliardi di euro (-3,7% a fronte del -3,4% del 2010); la rete fissa registra una contrazione superiore (-3,9%) a quella rilevata per la rete mobile (-3,6%). La spesa finale degli utenti (famiglie e affari) è in calo del 2,6%, ed è sensibilmente maggiore sul fisso (-3,9%) rispetto al mobile (-1,4%).

In Italia nel 2011 il numero di sim attive è cresciuto di oltre 2,2 milioni di unità, delle quali 1,7 milioni sono rappresentate da linee in abbonamento, le quali complessivamente raggiungono il 16,9% del totale (15,5% nel 2010). In sostanza nel 2011 “le sim attive per tipologia di clientela e di contratto sono passate da oltre 93 mln ai quasi 96 mln del 2011”. Con riguardo alla ripartizione delle sim attive tra i diversi operatori mobili, nel 2011 si osserva la flessione del peso di Vodafone nel segmento residenziale, in cui crescono in misura omogenea Telecom Italia, Wind e gli Mvno (+0,5% circa ciascuno). Nel mercato business H3G registra una flessione (-2,7%), a vantaggio di tutti gli altri operatori e, in particolare, di Vodafone (+1,3%).

Agcom conferma la riduzione degli investimenti in infrastrutture. “La diffusione della larga banda sul territorio nazionale registra ritardi rispetto agli altri paesi europei, in parte dovuti a fattori infrastrutturali, come ad esempio la mancanza di un rete ‘cable’ – precisa il rapporto – Alla fine del 2011 la penetrazione della larga banda su rete fissa raggiungeva poco più del 22% degli italiani, contro una media europea di quasi il 28% su cui incidono positivamente i valori conseguiti in Francia, Germania e Regno Unito (rispettivamente 35,7%, 33,4% e 31,7%)”.

Agcom evidenzia anche la trasformazioni del settore. L’evoluzione del settore delle comunicazioni negli ultimi anni mostra una sempre più accentuata dinamica di convergenza tecnologica e di mercato tra l’industria delle telecomunicazioni e quella dei media – spiega l’Authority – Seppur ancora distinti sotto diversi profili, i mercati dei media e delle telecomunicazioni appaiono infatti attraversati da forti spinte all’integrazione, che incidono sulla catena del valore dell’intero settore delle comunicazioni. Questo va progressivamente assumendo i contorni di un ecosistema digitale sempre più complesso e articolato di relazioni e scambi tra operatori di reti e fornitori di servizi e contenuti audiovisivi, in cui si affermano nuovi attori economici, come le internet company globali, le c.d. Over The Top”.

Forte calo dei ricavi nel settore televisivo che passano dai 9,02 miliardi del 2010 scendono a quota 8,89 miliardi. Dopo la contrazione del 2009 e la ripresa del 2010, nell’ultimo anno si è dunque registrata ancora una flessione (-1,4%), che ha interessato soprattutto la televisione gratuita e che ha portato il totale delle risorse economiche al di sotto dei 9 miliardi di euro. Rispetto al 2010, nel quale i mercati della televisione gratuita e a pagamento avevano conosciuto, in rapporto all’anno precedente, tassi di crescita analoghi, e pari al 4,5%, i ricavi della televisione gratuita hanno subito nel 2011 una perdita del 2,5%, scendendo da 5,61 miliardi a 5,47 miliardi.

Viceversa la televisione a pagamento ha registrato una sostanziale stabilità (+0,3%), da 3,4 a 3,41 miliardi, vedendo crescere il suo peso sul totale delle risorse televisive (dal 37,7% del 2010 al 38,4% del 2011). La flessione dei ricavi complessivi della televisione è da imputarsi principalmente alla contrazione degli investimenti pubblicitari che ha caratterizzato l’ultimo anno.

Analizzando la posizione dei diversi operatori nel settore televisivo Agcom rileva come le risorse complessive del settore siano tuttora detenute, per oltre il 90%, da Mediaset, Rai e Sky Italia, anche se tutti e tre gli operatori hanno registrato, in termini assoluti, una flessione rispetto al 2010, principalmente imputabile alla contrazione dei ricavi pubblicitari.

In termini proporzionali, l’ultimo anno ha visto una lieve variazione del peso dei suddetti operatori sul totale delle risorse del settore, con un lieve aumento di Mediaset e Rai rispetto a Sky. In controtendenza, Telecom Italia, attraverso la controllata Telecom Italia Media, ha registrato un trend inverso e una crescita della componente pubblicitaria dei propri ricavi, grazie alle performance di La7.
La sua incidenza sul totale delle risorse del settore è quindi aumentata, anche se comunque rimane al di sotto del 2%. I rimanenti operatori di televisione in chiaro e a pagamento raccolgono complessivamente il 7,6% delle risorse complessive, e presentano quote individuali tendenzialmente in calo e largamente inferiori a quella del quarto gruppo televisivo italiano.

Secondo Cristiano Radaelli, presidente di Anitec “la buona notizia è che se i consumer usano di più’ internet il processo di trasformazione verso l’economia digitale sta diventando più’ diffuso, anche se come ecommerce compriamo ancora meno che in Europa”,

“Sul lato business, l’adozione di applicazioni mobile è in Italia molto più’ bassa che in Europa/Usa e si limita essenzialmente ad applicazioni di collaboration via email, mentre è tuttora limitato l’utilizzo di applicazioni relative ai processi aziendali tipo CRM (Customer Relation Management) e supply chain” – continua Radaelli. “Ora è necessario portare questo sempre maggiore uso di applicazioni digitali dal campo social a quello del miglioramento della produttività e dei servizi forniti. Questo maggiore impiego di applicazioni e servizi internet segnala anche la necessità di una potente rete infrastrutturale diffusa su tutto il territorio nazionale. Vorrei infine sottolineare che l’utilizzo diffuso degli smartphone richiede che gli utenti inizino a prestare alla sicurezza degli stessi smartphone analoga attenzione che viene data alla sicurezza dei personal computer”, conclude Radaelli

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