Giornali e multinazionali dell’hi-tech, il cerchio si stringe intorno a Google. Mentre la Guardia di Finanza annuncia di aver messo sotto tiro la web company per 240 milioni di redditi nascosti e 96 milioni di Iva non versata allo Stato italiano (ma Google replica: “Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di pagare ulteriori tasse in Italia”), l’Agcom pubblica i risultati di un’indagine conoscitiva sulla pubblicità da cui emerge che Google detiene una posizione dominante nel mercato della pubblicità online. “Nel mercato della pubblicità on line operatori attivi esclusivamente nel mondo digitale (quali Google, Yahoo!, Microsoft, Facebook) rappresentano la categoria più rilevante raccogliendo oltre il 40-60% delle risorse complessive (il 60-80% di quelle nazionali)”. Una posizione tale da aver recentemente spinto, ricorda Agcom, “l’Autorità antitrust nazionale a ritenere Google in posizione dominante nel mercato” della pubblicità.
Del resto Internet sta rappresentando, dice il rapporto, “il maggior elemento di discontinuità tecnologica e di mercato dell’intero settore pubblicitario”. Solo nell’ultimo anno il fatturato pubblicitario su Internet è cresciuto di oltre il 40%. Inevitabilmente questo ritmo molto sostenuto di crescita va a danno di altri media tradizionali, come peraltro avvenuto storicamente con l’ingresso di ogni nuovo mezzo di comunicazione. Finora a farne maggiormente le spese è stato il comparto editoriale, che deve affrontare una crisi che ha natura prevalentemente strutturale. A partire dal 2011 Internet è diventato il secondo mezzo pubblicitario, avendo superato nel 2006 la radio, e, nel corso dell’ultimo anno, quotidiani e periodici.