L’unbundling virtuale (Vula) in Italia– per l’accesso alla nuova rete Telecom Italia- è più caro della media europea, 24 contro 21 euro al mese, nonostante i tagli richiesti da Agcom nello schema di regolamento messo in consultazione pubblica (95/12/CIR). E’ quanto emerge da uno studio comparativo fatto dai tecnici della stessa Agcom che sarà pubblicato sul sito dell’Autorità nelle prossime ore e di cui il Corriere delle Comunicazioni è in grado di anticipare i contenuti.
E’ un tema cardine per la futura concorrenza sulle offerte a banda larghissima, che su rete Telecom equivale adesso alla Vdsl2, fiber to the cabinet (fibra fino all’armadio). I tecnici di Agcom hanno quindi considerato i prezzi vigenti in Europa per l’accesso alla fiber to the cabinet degli operatori dominanti. Accesso in modalità naked, beninteso (cioè su doppini privi dei servizi voce Telecom Italia), per un corretto confronto con le tariffe della nuova offerta di riferimento Ngn di Telecom Italia.
Tra i Paesi meno cari c’è il Regno Unito (17,4 euro al mese) e quelli scandinavi, mentre Spagna e Germania sarebbero più cari di noi. Telecom aveva chiesto 31 euro al mese per il Vula, ma Agcom ha indicato uno sconto a 24 euro al mese, in consultazione. Fa parte dei numerosi tagli (fino al 30 per cento) richiesti da Agcom sulle varie componenti dell’offerta Telecom Ngn. Sono in tre delibere, andate in consultazione pubblica. Entro gennaio sono previste le delibere finale e, a quanto risulta, Agcom sarebbe orientata a limare ulteriormente il prezzo del Vula per avvicinarsi alla media europea. Per fare questo nuovo sconto, Agcom aspetta di abbassare anche i costi dell’accesso alla rete in rame (come già previsto, in un’altra delibera andata in consultazione). Le tariffe per l’accesso alla fibra vanno infatti di pari passo con quelle su rame. Ricordiamo che Telecom aspetta le delibere finali per poter lanciare, senza più limiti, la propria offerta Ngn al pubblico (al momento può darla solo a un massimo di 40 mila utenti e solo in città già raggiunte dalla rete di Fastweb).
In particolare il Vula promette di essere uno strumento importante per la concorrenza. Sappiamo che sulla nuova rete non è possibile, al momento, l’unbundling fisico. Le modalità di accesso sono tre, quindi: bitstream, Vula ed end to end. Il bitstream- possibile anche su rame, per l’Adsl, è una modalità di accesso molto vestita, con cui l’operatore ottiene una certa quantità di servizi e garanzie da Telecom. Con il bitstream si connette non alla centrale Telecom ma a un nodo di rete “parente” (distante). Il Vula è qualcosa che simula l’unbundling ed è più nudo e crudo rispetto al bitstream (va quindi “vestito” dall’operatore). Tramite un apparato posto in centrale, l’operatore spilla dalla rete Gpon (fibra ottica) di Telecom il flusso di dati relativo al proprio utente. Poi sta all’operatore costruirci sopra un servizio.
La differenza con l’unbundling fisico è che comunque questi dati sono mescolati agli altri, su una rete le cui prestazioni le decide Telecom (motivo per cui gli operatori alternativi hanno lottato a lungo per ottenere un unbundling fisico anche su fibra). Il Vula permette però di differenziarsi meglio rispetto al bitstream e dà maggiore controllo all’operatore alternativo. Sarà quindi, probabilmente, una modalità preferita dagli operatori maggiori. L’end to end invece consente di costruire una propria rete prendendone da Telecom le parti che servono e dovrebbe essere usata solo in rari casi, nelle grandi città. Wind e Vodafone si sono già espressi, infatti, contro l’idea di una duplicazione delle infrastrutture e preferiranno usare la rete Metroweb o, in Vula, quella di Telecom Italia. Fastweb, dal canto suo, farà invece una propria rete con Vdsl2.