Vivendi ha a disposizione un anno di tempo per rimuovere la posizione vietata in Mediaset o in Telecom Italia. Lo ha deciso l’Agcom accertando l’influenza dominante di Vivendi in Telecom (dove ha il 23,9%) con i francesi che nel Biscione hanno il 29,9% dei diritti di voto contro il 39,7% finora di Fininvest. È la prima decisione dell’Agcom su questa parte della “legge Gasparri”, in particolare sui tetti di controllo nel settore media e telecomunicazioni.
“L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, alla luce degli elementi acquisiti nel corso dell’istruttoria, ha accertato che la posizione della società Vivendi non risulta conforme alle prescrizioni di cui al comma 11 dell’articolo 43 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in ragione delle partecipazioni azionarie dalla stessa detenute nelle società Telecom Italia e Mediaset. Pertanto – si legge in un comunicato dell’Agcom – l’Autorità ha ordinato alla società Vivendi di rimuovere la posizione vietata nel termine di 12 mesi a far data dalla notifica del provvedimento adottato oggi e già notificato. Allo scopo di consentire all’Autorità di svolgere un’adeguata attività di monitoraggio, Vivendi è tenuta a presentare entro 60 giorni uno specifico piano d’azione che la società intende adottare per ottemperare all’ordine”.
L’Authority ricorda quindi che in caso “di inottemperanza all’ordine è applicabile la sanzione amministrativa” prevista dalla legge 249 del 1997: Vivendi rischia una sanzione del valore tra il 2% e il 5% del suo fatturato.
Il provvedimento dell’Agcom si basa sul Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar) che stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo: in particolare le imprese di comunicazioni che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40% non possono acquisire ricavi superiori al 10% del cosiddetto Sistema integrato delle comunicazioni (Sic) di tv, radio ed editoria. Secondo gli ultimi dati, Mediaset avrebbe ricavi di circa il 13% del Sic.
L’Agcom è stata attivata da un esposto presentato da Mediaset nel dicembre del 2016 secondo la quale i divieti delle legge 177 del 2005 sui tetti sarebbero stati aggirati da parte di Vivendi. Il gruppo francese ha il 23,9% dei diritti di voto in Telecom (identica la quota del capitale), il 28,8% del capitale e il 29,9% dei diritti di voto in Mediaset, controllata da Fininvest con il 38,2% del capitale e il 39,7% dei diritti di voto, con l’holding dei Berlusconi che entro fine mese può salire di un altro 1,3%-1,4%.
Vivendi accoglie con sorpresa la decisione Agcom. “Il gruppo Vivendi ha sempre operato nei limiti imposti dalla legge italiana, e in particolare dalla legge Gasparri, anche per quel che riguarda la normativa vigente a tutela della concorrenza e del pluralismo nel settore dei media – spiega una nota della media company – In particolare, Vivendi ritiene indiscutibile che essa non controlli né eserciti un’influenza dominante su Mediaset, società controllata in maniera esclusiva da Fininvest con una quota vicina al 40%”. Vivendi non cambia la sua strategia e, come riferiscono fonti all’AdnKronos, “Mediaset non è la sola opzione strategica in Italia”.
Vivendi si riserva di adottare ogni opportuna iniziativa in tutte le sedi competenti contro la decisione presa dall’Agcom “per tutelare i propri interessi, inclusa la presentazione di un ricorso al Tar e di un esposto alla Commissione europea per segnalare la violazione di fondamentali principi del diritto Ue”.
Di tutt’altro tono il commento di Mediaset che esprime “la propria soddisfazione e attende ovviamente di leggere il dispositivo per stabilire le azioni future”. Oggi il consiglio di amministrazione di Mediaset approverà i conti 2016 della quotata. Secondo le stime del consensus raccolto da Bloomberg, il Biscione dovrebbe aver chiuso lo scorso esercizio con ricavi per oltre 3,7 miliardi, in aumento del 5% circa rispetto all’esercizio precedente.
“A tredici anni dalla sua applicazione, la legge Gasparri dimostra la sua modernità e validità – commenta il senatore di FI, Maurizio Gasparri – A essa, infatti, ha fatto ricorso l’Agcom per evitare il rischio di una pericolosa concentrazione tra televisioni e telecomunicazioni che si stava realizzando con la scalata Vivendi a Mediaset. La norma fu varata a suo tempo per impedire che, da un lato o dall’altro, si potessero realizzare concentrazioni non compatibili con una corretta dinamica di mercato. A quelli che criticarono a suo tempo la legge consiglio una profonda meditazione e una corretta lettura delle norme, varate proprio per garantire il pluralismo delle presenze e per evitare pericolose concentrazioni. Chi criticò chieda scusa per la sua superficialita’ e ignoranza. Da parte mia registro con grande soddisfazione la decisione dell’Agcom che conferma una volta di più la validità delle norme che portai all’approvazione nel 2004″.