BOTTA E RISPOSTA

Agcom vs Bruno Leoni: “Tlc, mercato italiano fra i più competitivi”

L’Authority risponde ai rilievi dell’Istituto sul periodo 2005-2012: “Prese importanti decisioni pro-concorrenziali a cominciare dalla disciplina della portabilità del numero”. E sulle tariffe di unbundling precisa: “La metodologia utilizzata è affidabile”

Pubblicato il 22 Ott 2012

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Il rapporto dell’Istituto Bruno Leoni (Ibl) sottovaluta le dinamiche competitive del settore e l’operato dell’Autorità nel periodo 2005-2012. Agcom risponde ai rilievi contenuti nel report di Ibl “La regolamentazione delle telecomunicazioni. Un bilancio dell’Agcom 2005-2012 e l’agenda per il prossimo settennato” che invita l’Authority a prendere di petto la questione della concorrenza, soprattutto nel mercato del fisso.

Citando il “Bilancio di mandato 2005-2012”, Agcom sottolinea che “alcune delle più importanti decisioni pro-concorrenziali sono state assunte dall’Autorità negli ultimi anni. Un esempio per tutti: la disciplina della portabilità del numero è stata oggetto di numerosi interventi che hanno ridotto a meno di due giorni lavorativi i tempi di attivazione (erano in media circa 10 a fine 2005). Il risultato: 40 milioni di casi di portabilità complessivamente nella telefonia mobile, che collocano l’Italia al primo posto assoluto in Europa”.

Secondo l’autorità, inoltre l’affermazione per cui il taglio delle tariffe di terminazione mobile “non si è riflesso direttamente sulle tariffe dell’utente” è sbrigativa. “Il settore del mobile italiano – puntualizza la nota – presenta un livello di concorrenzialità e di innovazione leader in Europa (come riconosce lo stesso Ibl) – e la drastica riduzione delle tariffe di terminazione (da oltre 13 a 0,98 centesimi al minuto) ha indubbiamente concorso alla significativa riduzione dei prezzi per gli utenti:fatto 100 l’indice dei prezzi del servizio mobile nel 2006, a fine 2011 era sceso a 56”.

Infine si analizzano le considerazioni di Ibl relative al telefonia fissa e le condizioni di accesso alla rete. “Premesso che il numero delle linee in unbundling (oltre 5 milioni) colloca l’Italia al terzo posto in Europa, si ricorda che le tariffe di unbundling sono determinate attraverso l’applicazione di modelli di costo che non utilizzano i dati di contabilità regolatoria di Telecom, ma valutano i costi di fornitura dei servizi di accesso da parte di un ipotetico operatore efficiente che costruisce ex-novo una rete di accesso – spiega Agcom – Questa metodologia, lo ha ribadito il Commissario europeo per l’attuazione dell’Agenda Digitale Neelie Kroes, è la più affidabile per fornire i corretti segnali di “buy or build” al mercato e promuovere così gli investimenti in reti di accesso di nuova generazione da parte di tutti i soggetti interessati”.

In conclusione, Agcom “non mancherà di tener conto delle argomentazioni contenute nel rapporto IBL, auspicando per il futuro l’opportunità di una più attenta analisi dei risultati dell’azione regolamentare, anche attraverso riferimenti a metodologie già consolidate nel contesto europeo, a partire dall’annuale scrutinio della Commissione europea circa l’operato delle Autorità nazionali di settore”

Nel suo report l’Ibl constata che alcune delle principali decisioni dell’Agcom hanno avuto effetti solo in parte soddisfacenti (l’approvazione degli impegni di Telecom Italia sulla nuova disciplina dell’accesso alla rete) o tout court negativi (l’aumento dei canoni di unbundling). L’auspicio dell’Ibl è che il nuovo consiglio dell‘Agcom “non sprechi tale preziosa opportunità”.

Il mercato del fisso in Italia “la cui contrazione non è compensata dall’andamento del mercato mobile”, si legge nel report dell’Ibl, “è influenzato dalla presenza di un incumbent che ha una quota di mercato ancora elevata, che continua a generare cassa e a registrare margini operativi stabili e soddisfacenti, mentre è preoccupante la situazione degli operatori alternativi a causa dell’aumento dei costi wholesale (dal 2008 in poi) a solo vantaggio di Telecom Italia. Ciò comporta la necessità di un forte controllo delle condizioni economiche di accesso alla rete in rame di Telecom Italia“. Anche nella banda larga, prosegue l’Ibl, “si evidenzia la dominanza di Telecom Italia e l’assenza di infrastrutture alternative alla rete in rame dell’incumbent fa collocare l’Italia tra i paesi europei con il minor livello di penetrazione e qualità del servizio”.
Per l’Ibl, dunque, spetta al nuovo cosiglio dell’Agocm “risolvere questioni complesse ereditate”, come i prezzi di accesso alla rete in rame, la neutralità della rete, gli obiettivi dell’agenda digitale europea, attraverso “un reale impatto positivo al contesto competitivo”.

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