LEPIDA

Agenda digitale, Falciasecca: “Svincolare gli investimenti dal fiscal compact”

Il presidente di Lepida: “Il patto di stabilità limita gli interventi degli enti locali indispensabili per realizzare il piano telematico”

Pubblicato il 01 Giu 2012

Svincolare degli investimenti per realizzare l’Agenda digitale europea e italiana dal fiscal compact e dal Patto di stabilità che limita gli investimenti degli enti locali. Garantire una diffusione più capillare delle reti Internet ad alta velocità e coivolgere i cittadini. Sono le ricette anti-crisi emerse durante il Convegno nazionale sulle tecnologie wireless organizzato da Lepida a Sasso Marconi (BO), in occasione dei Radio Days.

“È assolutamente necessario che gli investimenti per la realizzazione dell’Agenda digitale vengano svincolati dal fiscal compact per quanto riguarda l’Europa e, in Italia, dal Patto di stabilità che limita gli interventi degli enti locali”, ha sottolineato il presidente di Lepida, Gabriele Falciasecca.

Nella prima sessione, coordinata da Mario Frullone della Fondazione Ugo Bordoni, è emerso quanto sia estesa la richiesta di banda larga e quante opportunità assicuri. Antonio Rita di OpenGate Italia ha sottolineato come sia “un moltiplicatore del Pil” che del resto sarà sempre più necessario visto l’aumento costante del consumo di contenuti video su Internet. Poi le proposte, tra cui la creazione di un catasto delle frequenze e di una task force per vigilare sulle risorse disponibili e sulle frequenze sottoutilizzate, specie dalle amministrazioni pubbliche.

Sergio Bonora dei Laboratori Marconi ha invece sottolineato come l’Italia sia al 23° posto in Europa per diffusione di banda larga (2Mbit/s e oltre) ma prima per la banda ultralarga (100Mbit/s), soprattutto grazie all’azione di Fastweb e Metroweb nei primi anni 2000 e delle società di scopo delle utilities come Lepida SpA, Insiel o Trentino Network. Proposte: pianificazione degli interventi, classificazione delle infrastrutture Tlc come onere di infrastrutturazione primaria e regolamenti comunali facilitanti.

Guido Riva della Fondazione Ugo Bordoni ha poi ricordato le potenzialità delle nuove tecnologie Lte-A in ambito radio, mentre Salvatore Lombardo di Infratel ha dimostrato come aumenti costantemente la richiesta di servizi in Italia (negli ultimi 12 mesi accessi a banda larga aumentati di circa 400mila linee, crescita del 13,6% delle schede sim che hanno effettuato traffico dati e del 12,2% per le “chiavette” Internet) e ha esposto il Progetto strategico banda ultralarga che mira a dare nuovo impulso agli investimenti privati in reti Ngan.

Ha aperto i lavori Gianluca Mazzini, direttore generale di Lepida SpA, che ha ricordato i campi d’azione attuali della società: diffusione sempre più capillare della fibra ottica nei territori non ancora collegati e installazione di 40 tralicci radio sulla dorsale Sud della regione, da Piacenza a Rimini, che porteranno Internet wireless a circa 300mila cittadini, di cui 100mila in situazione di digital divide

Lorenzo Broccoli della Regione Emilia-Romagna ha aperto la seconda sessione ricordando alcuni punti salienti del Piano Telematico della Regione, che ha tra i suoi capisaldi il diritto dei cittadini alla banda larga. Franco Vatalaro (Università Tor Vergata e presidente Comitato Ngn-Agcom) ha illustrato le direttive che hanno guidato il lavoro del Comitato Ngn-Agcom, con un’analisi degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea e del ritardo italiano: rispetto alla media europea in Italia le famiglie con accesso a Internet sono il 61,6% e coloro che la usano frequentemente il 50,7%, contro una media europea rispettivamente del 73,2% e del 67,5% (fonte: Eu Digital Agenda Scoreboard 2012). L’ad di Metroweb Alberto Trondoli ha spiegato le principali caratteristiche del Piano nazionale Ngn della società: investimenti totali per 4,5 miliardi di euro che permetteranno di portare la rete a fibra ottica nelle 30 principali città italiane entro 5 anni, dove verranno costituite società territoriali per la realizzazione degli interventi. Tra queste, ha annunciato Trondoli, assieme a Torino, Genova, Roma e Napoli è compresa nella prima fase di intervento anche la città di Bologna. “Un piano senz’altro compatibile e complementare a quello presentato da Telecom Italia”, ha detto Trondoli. Francesco Sacco dell’Università Bocconi ha invece presentato una ricerca sui bisogni delle aziende.

Qualche esempio è stato esposto nella terza sessione, dedicata alle tecnologie wireless. Fabio Bochicchio, di Between, ha evidenziato come i piani di Metroweb, Vodafone e Telecom non siano sufficienti a chiudere il digital divide e ha proposto una stima delle risorse necessarie per farlo elaborata dall’Osservatorio Banda Larga. E Luca Spada, di Ngi, ha sottolineato come le aziende vivano una situazione di digital divide “di seconda generazione, perché hanno bisogno di velocità ben più ampie di 2 Mbit/s”.

Una delle esperienze portate al convegno è stata quella della Comunità montana Valtellina di Sondrio raccontata da Tiziano Maffezzini, che a metà giugno 2012 conta di mettere in funzione un sistema di apparati wireless in grado di garantire a 13 Comuni la connessione a banda larga. E anche quella di Federico Morello, giovane 17enne di Lestans di Sequals, in Friuli, che stanco della connessione a 56k ha cominciato a soli 13 anni una battaglia che ha portato il Comune a siglare con Ngi un accordo per tecnologie Hyperlan ed è poi diventato referente regionale dell’Associazione nazionale antidigitaldivide e ha fondato -PaneDigitale, che cerca di mettere in contatto enti pubblici ed operatori delle telecomunicazioni. Stefano Costantini di DiRete ha portato l’esperienza della sua azienda, che grazie a un pacchetto wireless, Eolo, è riuscita a quintuplicare il fatturato in quattro anni.

Nell’ultima sessione il direttore generale di Lepida Gianluca Mazzini ha invece affrontato un appuntamento imminente: l’avvio dal 6 giugno prossimo del protocollo IPv6, che cercherà di ovviare al progressivo esaurimento degli indirizzi Internet assicurati dall’attuale IPv4. “È stata una specie di chimera per molti anni ma ora è la volta buona”, ha detto. Marco Misitano di Cisco ha quindi sottolineato come tutti gli apparati prodotti dal colosso statunitense siano da tempo pronti al passaggio, mentre Fabio Palozza di Juniper ha esaminato i diversi sistemi per gestire la transizione. Flavio Ferrero di Telecom ha invece ricordato come il principale operatore italiano stia lavorando al tema fin dal 1995: “La nostra rete è già pronta”.

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