È Agostino Ragosa il nuovo digital champion per l’Italia, ruolo voluto da Neelie Kroes della Commissione europea. Il direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale prende così, da maggio, questo posto che era ricoperto temporaneamente da Roberto Sambuco, capo dipartimento Comunicazione del Ministero allo Sviluppo Economico.
Kroes ha voluto un digital champion per ogni Paese membro. È un rappresentante nazionale per l’Europa, insomma. Ha il ruolo di promuovere la diffusione della tecnologia coinvolgendo tutti gli stakeholder. Fa da collante nella società e nell’industria, quindi, per l’evangelizzazione dell’ICT, tra famiglie, aziende, istituzioni. Un po’ come ha fatto Martha Lane Fox nel Regno Unito, pioniera delle dotcom. È stata designata dal governo la digital champion inglese, dal 2009, e proprio grazie al suo successo in questo ruolo che la Commissione ha voluto estenderlo a tutti i Paesi europei.
In Italia sarà una sfida particolarmente complessa. E non solo perché siamo agli ultimi posti in Europa per uso degli strumenti informatici tra famiglie e imprese. Ma anche per una storica disattenzione della politica ai grandi progetti europei per il digitale.
«Il digital champion partecipa alle riunioni a livello europeo per definire le politiche tecnologiche comunitarie. E’ un tavolo in cui l’Italia è stata storicamente assente», spiega infatti Ragosa. «Adesso l’Europa assegnerà 70 miliardi di euro per Horizon 2020 e non dobbiamo ripetere l’errore del 2007-2008. Quando l’Italia ha utilizzato solo un terzo dei fondi che le erano stati assegnati».
In altri Paesi, il digital champion è un imprenditore, un comunicatore o un uomo di istituzioni. In Italia la storia di questo ruolo è cominciata a fine 2012. Secondo una ricostruzione fatta dal nostro giornale, Kroes ha chiesto alla (ex) Cabina di Regia per l’Agenda Digitale di designare un nome. Hanno risposto gli uffici di Sviluppo economico, scegliendo in primo luogo il ministro Corrado Passera. Ci si è resi conto, poi, che il ruolo di digital champion era molto operativo – richiedeva insomma azioni, da fare a braccetto con le istituzioni europee e gli stakeholder – non era una semplice onorificenza formale. Allora è stato deciso che dovesse essere ricoperto dal direttore dell’Agenzia, il quale però all’epoca non era ancora stato designato (Ragosa ne è a capo da gennaio 2013).
Pro tempore, nelle more dell’Agenzia, digital champion è diventato quindi Sambuco, che pure ha preso a cuore il proprio ruolo. Ha lanciato a marzo, con la Commissione, la “grande coalizione per il lavoro digitale”. «Sembra incredibile ma già nel corso del 2013 in Europa non saranno occupati un milione di posti di lavoro disponibili legati all’economia digitale perché mancano le competenze sufficienti per ricoprirli», ha detto Sambuco. «Da qui l’appello della commissione europea e dei digital champions dei vari paesi a raccogliere energie, risorse e idee per colmare questo gap».
A giugno il primo incontro della coalizione, a Dublino. È questo che devono fare i digital champions e ora è uno dei compiti affidati a Ragosa, proprio nei giorni in cui si attendono gli ultimi tasselli per fare andare a regime l’Agenzia.
Troppe incombenze per un solo uomo?