RISTRUTTURAZIONI

Alcatel-Lucent, c’è l’accordo su esuberi e Cigs

Trovata l’intesa fra azienda e sindacati sui 700 lavoratori a rischio. Dodici mesi di cassa integrazione con ipotesi di rinnovo per un ulteriore anno. Nessuna “dismissione” dei siti aziendali

Pubblicato il 20 Giu 2012

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Si va rasserenando il futuro dei dipendenti del gruppo Alcatel Lucent: è stato firmato questa notte, dopo una lunga trattativa al ministero dello Sviluppo economico, l’accordo tra l’azienda e le organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm. Lo riferiscono i sindacati precisando che nell’intesa siglata, che prevede la cassa integrazione, Alcatel dichiara la disponibilità a rilanciare la sua presenza in Italia, per allinearla alle sue strategie globali e alle nuove esigenze di mercato, riducendo significativamente l’impatto sociale del piano di ristrutturazione che inizialmente era stato presentato.

La Fim esprime grande soddisfazione per l’accordo e fa sapere che sottoporrà in questi giorni ai lavoratori del gruppo l’accordo, attraverso una serie di assemblee in cui ne chiederà la ratifica. “Abbiamo firmato un’intesa – riferisce Enrico Azzaro, coordinatore di settore della Uilm nazionale – che mette in sicurezza l’occupazione e il perimetro dei siti aziendali con un accordo che prevede nel dettaglio una Cigs per 12 mesi con possibilità di ulteriori 12. Nessun lavoratore sarà posto a zero ore, ed era una delle condizioni poste dal management italiano. Si è trovata la formulazione di una Cigs per sei mesi ai lavoratori della ‘Ricerca e Sviluppo’ e un massimo di 9 per i lavoratori addetti ad altre funzioni”. Azzaro, riferendosi al piano di esuberi, sottolinea che “si trattava di salvaguardare circa 700 persone ed evitare il loro esubero strutturale”.

“Dall’annunciato piano di esuberi, ai 490 complessivamente sulla ricerca e sviluppo della divisione Optics e attività legate alla Regione – sottolinea Azzaro – bisogna aggiungere i 200 lavoratori a contratto somministrazione che entro l’anno non avrebbero avuto alcuna proroga contrattuale. Si trattava, quindi di salvaguardare circa 700 persone ed evitare il loro esubero strutturale”.

Il Ceo della multinazionale Ben Verwaayen ha garantito la permanenza del centro ricerca in Italia, lo spostamento di altre attività in sostituzione dell’Optics che sarà trasferita gradualmente nel Nord America, mercato dove la quarta generazione della rete, meglio conosciuta con l’acronimo Lte, è in crescita.

“Per la realtà di Trieste, si è convenuto sul fatto che almeno 100 lavoratori saranno stabilizzati; un ulteriore approfondimento al riguardo avverrà sul territorio grazie anche all’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia,la quale si è resa disponibile mettere sul campo una serie di interventi a favore della multinazionale a fronte di un impegno sull’occupazione”.

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