LA CRISI

Almaviva Contact, a Palermo 1250 posti in bilico. Fumata nera al tavolo con i sindacati

L’azienda ha confermato la necessità di ricorrere al Fondo di integrazione salariale fino al 60% a fronte di una riduzione dei volumi pari al 70% da parte dei committenti. Slc, Fistel, Uilcom e Ugl Tlc: “Il governo intervenga, servono nuove regole per i call center”

Pubblicato il 27 Giu 2019

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Fumata nera oggi sulla vertenza Almaviva Contact, nella sede di Sicindustria, alla conclusione dell’esame congiunto della procedura di attivazione unilaterale dell’ammortizzatore sociale. Non è stato trovato l’accordo tra l’azienda e le organizzazioni sindacali, per il sito di Palermo. Almaviva Contact ha confermato la necessità di ricorrere al Fondo di integrazione salariale (Fis) fino al 60% (60% su Tim e Wind, 35% sugli altri servizi e 30% sullo staff), a fronte dello scenario prospettato il 4 giugno scorso, e ribadito ieri al tavolo ministeriale, che prevede una riduzione drastica dei volumi pari al 70% da parte dei committenti Tim e Wind Tre.

Sempre l’azienda ha aggiunto che, in mancanza di interventi immediati di natura strutturale, sarà inevitabile a settembre l’avvio delle procedure di riduzione del personale.

Sarebbero a rischio 1244 lavoratori su un totale di 2700. “L’incontro svoltosi ieri al ministero del Lavoro – dicono Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc – non ha prodotto soluzioni utili a affrontare nell’immediato le criticità di Almaviva Contact né tantomeno la crisi strutturale del Settore. L’assenza di prospettive risolutive per il comparto, l’insostenibilità per i lavoratori delle condizioni poste dall’azienda, il drammatico taglio degli stipendi causato dall’ammortizzatore con percentuali senza precedenti, la perdita dei requisiti di accesso al bonus da 80 euro per i part time, unite alla previsione dei licenziamenti, impediscono di raggiungere qualunque intesa”.

“Non è più rinviabile – aggiungono i sindacati nella nota unitaria – da parte del governo un piano di interventi strutturali per il comparto, occorrono regole per gli appalti dei call center, misure per contrastare la delocalizzazione all’estero, il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, l’istituzione di un Fondo di Settore anche per la riqualificazione”. E concludono: “Siamo di fronte all’ennesimo dramma occupazionale che non riguarda solo Almaviva Palermo ma coinvolge l’intera filiera produttiva dei call Center, che solo in Sicilia occupa 20 mila addetti”.

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