LA CRISI

Almaviva Contact, a Palermo lavoratori in piazza contro 1600 esuberi

Mobilitazione nel capoluogo siciliano dopo l’annuncio del piano di ristrutturazione. Il sindaco Orlando: “Governo e Regione intervengano”. L’azienda soffre per il pesante calo delle attività (fino a -70%): “Da committenti risposte negative sul rientro dei servizi di customer care attualmente spostati all’estero”

Pubblicato il 25 Lug 2019

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A Palermo i lavoratori di Almaviva sono scesi in piazza dopo che l’azienda ha annunciato 1.600 – su un totale di 2800 lavoratori – esuberi nella sede del capoluogo siciliano. Al corteo hanno preso parte il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore al Lavoro Giovanna Marano. “Non voglio neanche pensare – ha detto Orlando – a cosa possa succedere ed è la ragione per la quale noi oggi siamo qui, insieme ai lavoratori, per dire che Palermo è una città di riferimento in Italia nel settore dei call center. Non si può consentire, nell’indifferenza degli organi regionali e nazionali, che questo accada. Abbiamo chiesto l’intervento forte da parte del governo nazionale e ci auguriamo che anche la Regione sia accanto a noi nel formulare questa richiesta, perché occorre fare un tavolo nazionale sulla vertenza di Palermo”.

“La protesta monta sempre più, il rischio di perdere il posto di lavoro è sempre più vicino – spiega il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso – Non comprendiamo la mancanza di segnali da parte delle istituzioni per trovare una soluzione a questa crisi. Protesteremo in tutti i modi per difendere i posti di lavoro e per chiedere di imboccare una strada che possa modificare il futuro di questo settore”.

Il deputato di LeU Erasmo Palazzotto che chiede al ministro del Lavoro un tavolo “per affrontare e risolvere l’emergenza occupazionale e per individuare quegli interventi strutturali necessari a non far morire un comparto, quello dei call center, in crisi da anni e che rischia di generare una catastrofe sociale che il territorio palermitano non potrebbe sopportare”.

“Il taglio dei volumi di traffico dei due dei maggiori committenti di Almaviva contact a Palermo, Wind e Tim, mette seriamente a rischio l’occupazione del sito palermitano – aggiunge – Questa è solo l’ultima delle emergenze che i lavoratori palermitani di Almaviva si trovano ad affrontare a causa dall’assenza di regole certe nel comparto dei call center. Assenza che permette ai committenti, in qualunque momento, di chiudere o dirottare all’estero le attività con conseguenze drammatiche per i lavoratori. Chiediamo un intervento deciso del governo nazionale e regionale per non vanificare anni di sacrifici e rinunce fatti dai lavoratori Almaviva di Palermo”.

Per  Leonardo La Piana, segretario generale Cisl Palermo Trapani “perdere 1600 posti di lavoro sarebbe per la città di Palermo una vera e propria piaga sociale, bisogna fare di tutto affinché Almaviva non proceda con gli esuberi dichiarati. Siamo a fianco dei lavoratori e rilanciamo il loro appello affinché intervengano subito i governi regionale e nazionale”.

Almaviva Contact sta affrontando perdite pari  a 5,7 milioni di euro legati alla riduzione dei volumi di attività e oggi è tornata a spiegare la situzione.

Il sito Almaviva di Palermo, è caratterizzato “da una pesante riduzione dei volumi di attività sui principali clienti”, in alcuni casi giunta “a una contrazione del 70% rispetto a quanto ufficialmente comunicato dai clienti alla nostra azienda e alle istituzioni locali prima degli accordi sindacali degli ultimi 12 mesi”, spiega la direzione aziendale in una comunicazione ai dipendenti palermitani.

“In più occasioni, abbiamo infatti chiesto ai nostri più importanti committenti del sito di Palermo – spiega Almaviva Contact – il rientro delle rilevanti quote di attività gestite all’estero rendendoci fin da subito disponibili ad eseguire in Italia le limitate attività oggi da noi svolte in ambito Ue.

E’ stato inoltre richiesto ai committenti, prosegue l’azienda nella nota interna indirizzata ai lavoratori, il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro per le attività di call center e su cui si fonda l’accordo fra le organizzazioni sindacali di settore e Asstel, vincolante sia per l’intero comparto delle Telecomunicazioni che per tutti gli operatori economici operanti, “quale condizione necessaria per l’adeguamento delle tariffe e la sostenibilità delle attività eseguite in territorio nazionale”.

Ebbene, “a fronte delle nostre richieste, ripetute ufficiali e circostanziate, ad oggi, abbiamo purtroppo ricevuto esclusivamente riscontri negativi a partire dal rientro dei volumi che gli stessi clienti svolgono fuori dal territorio italiano spesso con volumi superiori di svariate volte alle attività gestite dal sito di Palermo”.

In considerazione delle ripercussioni sulla stabilità del sito di Palermo che possono scaturire da tale situazione, viene assicurato, è stato mantenuto nel tempo “costantemente aggiornate le competenti istituzioni locali nonché il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il ministero dello Sviluppo economico”.

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