Fumata nera all’incontro al Mise sui 2.500 annunciati da Almaviva Contact con la chiusura delle sedi di Roma e Napoli. “Da soli gli ammortizzatori sociali non bastano”. Eppure il governo su questa voce ha messo sul tavolo – è stato detto oggi – 30 milioni di euro solo per il comparto dei call center. “Ma sono inutili, se non dannosi, senza elementi nuovi di discontinuità”, avrebbe detto Almaviva. Nuovo appuntamento fra quindici giorni.
Pessimisti i sindacati, a fronte, per così dire, dello spiraglio aperto. Una fessura strettissima, in verità, emersa a un certo punto dell’incontro svoltosi alla presenza del viceministro Teresa Bellanova: è accaduto quando l’amministratore delegato Andrea Antonelli ha dato voce alla posizione dell’azienda e cioè che si puo’ provare a fermare la “macchina”, ma solo “in un quadro di azioni coerente”, a supporto “della fase transitoria”, che fino al raggiungimento dell’equilibrio economico preveda la sospensione di alcune componenti del costo del lavoro; percorsi formativi di riqualificazione verso altri ambiti produttivi; piani d’esodo incentivato di lungo periodo; pronta attuazione dell’intesa sul versante della qualità e produttività individuale; investimenti tecnologici funzionali ai nuovi modelli operativi”. Insomma, lo sforzo per individuare “alternative alla procedura di licenziamento collettivo in corso”, per Almaviva Contact, non può che passare che per scelte condivise di forte discontinuità”.
Così afferma di guardare con “grande attenzione” alla posizione assunta dal Governo e alle iniziative che sta mettendo in campo per affrontare la crisi strutturale in cui versa il settore dei call center. Cui corrisponde “un percorso nuovo per Almaviva Contact, orientato da necessarie azioni di carattere strutturale seppur contestualizzate nel tempo, quale unica alternativa credibile alla riorganizzazione avviata, che richiede la responsabilità di un impegno congiunto da parte di azienda, lavoratori, sindacati e istituzioni”. La strada resta fortemente in salita. Se ne riparlerà tra due settimane.
Riccardo Saccone della Slc Cgil fa sapere a CorCom che i sindacati sono pronti ad andare verso lo sciopero nazionale di tutte le sedi di Almaviva. “La riduzione del costo del lavoro non è una soluzione – avverte Saccone – Siamo disposti a dare il nostro contributo per innovare le regole del settore ma possiamo pensare di applicare compensi in linea con quelli dell’Albania”.
“Apprezziamo il ragionamento di apertura e sforzo che sta compiendo il governo sugli aspetti generali di settore, mentre sulla vicenda aziendale c’è stato un inizio di ragionamento di merito da parte dell’amministratore delegato, Andrea Antonelli che però non condividiamo assolutamente – dice Pierpaolo Mischi, segretario nazionale Uilcom, sottolineando che “Almaviva vorrebbe da un lato sfilarsi definitivamente dall’accordo del 31 maggio, dall’altro lato rilancia dicendo che è giusto che si utilizzino le leve messe a disposizione dal governo, ma i lavoratori devono ulteriormente contribuire in questo caso con una deroga al contratto nazionale che è in pieno rinnovo”.
Per queste ragioni, “con un coordinamento sindacale unitario respingiamo le proposte dell’ad e diciamo all’azienda che deve ritirare la procedura di licenziamento – continua Mischi – a sostengo di queste due questioni prevediamo una serie di iniziative di sciopero nazionale perché Almaviva è unica, non solo una questione di Roma, Napoli e Palermo”.
Niente da fare nemmeno al Tavolo dedicato ai trasferimenti da Palermo a Rende dei dipendenti Almaviva Conatct applicati alla ormai ex commessa Enel. La subentrante Exprivia avrebbe detto di essere disposta a raddoppiare la somma proposta nell’ultimo incontro, arrivando quindi a 80 euro una tantum a operatore, ma non è intenzionata a riconoscere le tutele relative all’articolo 18.
Exprivia si è resa disponibile ad acquisire 297 dei 397 dipendenti coinvolti, che manterrebbero gli stessi profili orari, con questo dettaglio: 14 full time, 79 a 6 ore, 204 a 4 ore. Ma ha ribadito la proposta iniziale che prevedrebbe nuove assunzioni al terzo livello con contratti a tutele crescenti.
Proposta respinta dai sindacati, in base all’esito delle assemblee dei lavoratori di lunedì e martedì scorsi che si sono espresse a difesa delle tutele contrattuali, dei livelli professionali e degli scatti di anzianità maturati e che la società pugliese vorrebbe pesantemente limare. Così, in questa fase di pericoloso stallo, i trasferimenti dei 397 dipendenti che erano stati sospesi in vista del negoziato, diventano sempre più concreti. Almaviva Contact ha ripetuto chiaramente di non potere fare un passo indietro rispetto a questa decisione.