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Almaviva Contact, in cantiere il “nuovo” 1500. Ma i sindacati lanciano l’allarme occupazione

Al tavolo di crisi presso il Mimit, il ministero della Salute annuncia la ripartenza in via sperimentale del numero di pubblica utilità che però andrebbe a coinvolgere solo 100 persone su 651. Per Slc, Fistel, Uilcom e Ugl non basta: “Soluzione insoddisfacente, serve fare di più. Riqualificazione professionale la via d’uscita”

Pubblicato il 13 Set 2023

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Si complica la vertenza dei lavoratori di Almaviva Contact che hanno gestito il numero di pubblica utilità 1500. Al tavolo di crisi presso il Mimit, il ministero della Salute ha comunicato la ripartenza in via sperimentale del nuovo servizio – in passato ha funzionato come numero di contatto per l’emergenza Covid – che si occuperà di fornire informazioni e assistenza su diverse tematiche di interesse per la sanità pubblica (campagna vaccinale antifluenzale, emergenza caldo, epidemie.). Il servizio sarà ancora lavorato da Almaviva Contact.

I livelli di occupazione

Secondo le attuali stime questo nuovo servizio potrebbe occupare circa il 20% dei lavoratori (80/90 circa) precedentemente operanti sul numero verde aperto per l’emergenza Covid. L’obiettivo che il Ministero si pone è di stanziare le risorse specifiche per il servizio nella prossima manovra, rendendo struttale il servizio a partire dal 2024, con un impegno di spesa che potrebbe dare occupazione a circa 100 lavoratrici e lavoratori.

Le preoccupazioni dei sindacati

Attualmente Almaviva Contact non ha più alcuna attività in gestione ed al 31 di agosto conta una forza lavoro pari a 651 addetti suddivisi tra le sedi di Palermo, Catania, Rende (CS), Napoli, Roma e Milano. Di questi, 428 rappresentano il bacino di lavoratori che hanno operato per il numero verde 1500 legato alla gestione dell’emergenza sanitaria Covid19.

Slc, Fistel, Uilcom e Ugl  Telecomunicazioni hanno dichiarato totale insoddisfazione, considerando completamente inattesi gli impegni assunti nei precedenti incontri da parte del governo. “Non solo rispetto ai numeri comunicati dal ministero della Salute, che rappresentano un pesante ridimensionamento rispetto alle precedenti riunioni, tenuto conto che si era parlato di 200 fte, ma anche relativamente alla totale assenza di proposte per la rimanente forza lavoro – spiega una nota sindacale – Nessun progetto di riqualificazione prospettato, alcuna moral suasion messa in campo verso committenti e aziende del settore, nessuna soluzione prospettata per oltre 550 lavoratori”.

“L’incontro che doveva rappresentare un momento per registrare importanti passi in avanti rispetto alla risoluzione della vertenza, ha segnato, al contrario, un preoccupante passo indietro – evidenziano i sindacati – Con la scadenza degli ammortizzatori sociali fissati al 31 dicembre 2023, il tempo a disposizione è sempre meno, e con gli impegni disattesi dal governo su questa complicata vertenza, il rischio che 651 lavoratrici e lavoratori, tra Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e Lombardia, perdano il proprio posto di lavoro sta crescendo”.

Un “clamoroso passo indietro”

Per i sindacati si tratta dunque d clamoroso passo indietro del governo rispetto a quanto promesso negli incontri precedenti.

Secondo Daniele Carchidi di Slc-Cgil la via d’uscita “è la riqualificazione professionale, attraverso percorsi di formazione e il coinvolgimento di società a partecipazione pubblica Proposta avanzata dal sindacato mesi fa e sulle prime accolta dal governo che invece ieri ha disatteso gli impegni presi”

Le telecomunicazioni sono sottoposte a un’innovazione continua”, evidenzia Carchidi, perciò nel settore “non ci si può esimere dall’investire in formazione e riqualificazione professionale. Come sindacato sappiamo contrattare in anticipo gli effetti della digitalizzazione, ma servono interlocutori affidabili e lungimiranti, sia aziendali sia istituzionali”.

L’aggiornamento del tavolo

Il Mimit ha comunicato l’aggiornamento del tavolo entro breve, “con l’obiettivo di provare a traguardare una soluzione entro i tempi utili a scongiurare un dramma occupazionale”, conclude la nota sindacale.

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