Ricorso della Slc Cgil contro la decisione del gruppo di Almaviva, in seguito al fallimento della mediazione del governo tra azienda e sindacati, di procedere al licenziamento di 1666 lavoratori della sede di Roma. I legali del sindacato hanno depositato, infatti, presso il Tribunale di Roma, un ricorso ex art.28 per la repressione della condotta antisindacale della società Almaviva chiedendo l’annullamento della procedura di licenziamento.
Sulla crisi Almaviva è intervenuta anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “A Roma credo che abbiano sbagliato – ha sottolineato Furlan – Il sistema complesso dei call center è in crisi, e allora bisognava accettare una trattativa con l’impresa. Anche per i call center c’è stata una deregolazione totale – ha sottolineato la Furlan – Vengono rispettati i contratti di lavoro nei capitolati delle gare d’appalto? E’ incredibile che il tema della qualità e del rispetto dei contratti non sia vincolante anche negli appalti pubblici”.
Nelle scorse settimane per i lavoratori di Almaviva si era mobilitato anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, incontrando il ministro del Lavoro Poletti, il ministro dello Sviluppo economico, Calenda e la vice ministro, Bellanova. Frutto dell’incontro la costituzione di un gruppo di lavoro che metterà in campo tutte le misure di ricollocazione, formazione e sostegno al reddito previste in questi casi.
Il 16 gennaio sempre la Regione Lazio ha varato il cosiddetto “assegno Almaviva”, un assegno di ricollocazione ad hoc che potranno appunto richiedere i dipendenti licenziati. L’intervento nasce da un’azione coordinata tra il ministero del Lavoro, l’Agenzia per le politiche attive (Anpal), il ministero dello Sviluppo economico e la Regione Lazio. La misura è finanziata attraverso i fondi dell’Unione Europea per la globalizzazione, indirizzati alle aziende messe in ginocchio dalle delocalizzazioni selvagge, come appunto Almaviva che ha subito la concorrenza dei call center albanesi. Anpal e Regione, infine, stanno anche verificando la possibilità di un lavoro coordinato ricollocazione-formazione, fondato appunto sull’assegno di ricollocazione e sul finanziamento (da parte regionale) di piani di riqualificazione e formazione professionale.