Riprenderà mercoledì 26 settembre alla Regione Lazio la trattativa tra la società Almaviva Contact e le rappresentanze sindacali per evitare la cassa integrazione di 632 operatori del call center romano di via Lamaro. Nell’ultimo incontro alla Pisana, concluso senza nulla di fatto e dopo ventiquattro ore di confronto, le parti sono rimaste sulle rispettive posizioni nonostante l’intervento dell’ assessore al Lavoro, Mariella Zezza.
I sindacati, sotto la spinta delle Rsu aziendali, chiedono il ritiro della Cassa Integrazione che sarebbe giustificato dalla volontà di delocalizzare al Sud le attività di via Lamaro.
Almaviva Contact ha respinto questa accusa e ha ribadito che gli standard di efficienza e produttività del sito romano sono nettamente al di sotto di quelli registrati in altri call center italiani dove lavorano oltre 12mila dipendendenti. La società ha inoltre ha proposto un percorso che dovrebbe – secondo l’azienda – favorire criteri di flessibilità e di meritocrazia attraverso l’applicazione della cassa integrazione a rotazione per un periodo circoscritto per singoli gruppi di operatori.
Il gruppo di proprietà della famiglia Tripi ha anche respinto l’accusa di “volere spostare commesse al Sud al fine di ottenere incentivi pubblici per aumentare i propri utili”. Ha inoltre ribadito che “al fine di evitare strumentalizzazioni, rinuncerà a qualunque contributo o agevolazione che dovesse derivare dal trasferimento delle commesse in questione presso altri siti produttivi, o, in alternativa, utilizzerà integralmente i benefici in questione per premiare i dipendenti più meritevoli”.
Oltre alla Regione è sceso in campo anche il Comune di Roma. Il 18 settembre l’Assemblea capitolina ha approvato la mozione che chiede la convocazione di “un tavolo di concertazione con il governo, la Regione Lazio, i sindacati, Roma Capitale e la società Almaviva Contact Spa per evitare eventuali perdite di posti di lavoro e salvaguardare un’importante realtà aziendale presente nel territorio di Roma Capitale”.