E’ previsto per il 29 maggio l’incontro fra Almaviva e sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni per risolvere la vertenza che riguarda 2mila dipendenti in esubero su un totale di 27mila persone impiegate nel nostro paese. Sul tavolo gli ultimi dettagli del piano di contratti di solidarietà, che riguarda appunto 2mila esuberi dell’azienda specializzata di call center della famiglia Tripi. La vertenza volge quindi al termine, dopo mesi di trattative, segnate da un contesto economico disastroso, in un settore dove le delocalizzazioni sono all’ordine del giorno.
Delocalizzazioni che non sono previste nel piano di accordo in dirittura di arrivo di Almaviva. “Almaviva è l’unica azienda del settore che non ha delocalizzato – riconosce Michele Azzola, segretario della Slc Cgil – facendo dell’italianità una bandiera. Il fatto che adesso debba avere problemi di competitività rispetto ai suoi competitor più spregiudicati la dice lunga su come purtroppo vanno le cose in questo paese. Ma se l’articolo 24 Bis del Decreto Sviluppo di luglio che regola il funzionamento dei call center continuerà a restare inapplicato sul fronte delle delocalizzazioni non si risolverà nulla. Tanto più che in Croazia il costo è un terzo di quello che c’è in Italia e così diventa una concorrenza impari per i player italiani”.
Detto questo, l’accordo è ormai pronto. Le due sedi che saranno toccate subito dal provvedimento sono quelle di Roma e Napoli. Nella Capitale c’è da superare la resistenza di 632 dipendenti del call center di via Lamaro, che a ottobre avevano bocciato tramite referendum un precedente accordo di cigs per un anno, sottoscritto dai sindacati, per riorganizzazione aziendale con i ricorso a corsi di formazione e aggiornamento professionale.
A Napoli invece c’è il problema della commessa disdetta da Fastweb, che crea incertezza per 150 addetti. Ma di fatto l’intenzione di sindacati e azienda è quello di chiudere al più presto l’accordo, con l’applicazione di contratti di solidarietà a percentuale variabile per mantenere inalterati i livelli occupazionali. Previsto anche il ricorso a nuove tecnologie, per ottimizzare la performance degli operatori e innalzare i livelli di qualità.
Il piano dell’azienda mira a distribuire risorse dalle commesse “scariche” a quelle con maggiori volumi senza che nessun centro operativo perda le commesse ad oggi assegnate. Un operazione questa che, sempre secondo il piano aziendale, porterà con gradualità ad una quasi omogenea distribuzione dei contratti di solidarietà attraverso un processo di formazione diffuso ed un’azione di adeguamento tecnologico e dei processi commerciali.