L’Europa incalza l’Italia: “Stiamo aspettando la gara frequenze Tv in Italia e l’assegnazione finale dei multiplex da molto tempo, so che siamo alla fase finale ma ad oggi non sono ancora sicuro di come andrà a finire”. Lo ha detto Joaquin Almunia commissario Ue alla concorrenza riferendosi alla procedura di infrazione che pende sull’Italia da molti anni per mancata apertura del mercato Tv. Il commissario ha spiegato: “Quello italiano è stato uno dei miei primi casi da quando ho assunto l’incarico: ho discusso con diversi ministri italiani, diverse autorità, ognuna con diversi approcci. Spero che abbiamo raggiunto finalmente la proposta finale da parte delle autorità italiane – ha detto -. In questo caso saremo nelle condizioni di adottare la nostra decisione finale, ma al momento non ne sono ancora certo”.
Almunia dà in questo modo il via al conto alla rovescia per la presentazione di offerte per i tre multiplex in ballo con la gara (il termine scade il 15 aprile). La domanda sottintesa è la seguente: ci sarà solo Cairo a correre? Tenendo presente che né Mediaset né la Rai né TIMedia (Sky si è tirata indietro) possono partecipare, potrebbe succedere. Resta da vedere per quanti canali l’editore vorrà mettersi in gioco. La partita è “conveniente”: i prezzi base dell’asta sono di circa 30 milioni a mux (29,3 e 29,8 milioni per i due in VHF, 31,6 per quello in UHF): in assenza di concorrenti Cairo potrebbe portarsi a casa tutti i lotti “a soli” 90 milioni. Questo è un scenario. Così come sarebbe possibile che Cairo volesse solo un mux: in questo caso gli altri due tornerebbero nelle mani dello Stato che potrebbe giocarsele per risolvere le “ristrettezze” nella distribuzione di frequenze.
Ma è anche possibile, come scrive Marco Mele del Sole 24Ore, “che alcuni Fondi d’investimento siano attratti dal basso prezzo di base dell’asta. Il problema sono i costi di realizzazione della rete, che dovrà coprire in 5 anni almeno il 51% della popolazione, con almeno il 10% in ciascuna regione (e il 35% in 30 mesi)”.