In molti Paesi, “soprattutto nel settore delle telecomunicazioni e dell’energia”, ci sono “monopolisti o ex monopolisti che preferiscono proteggere i loro tradizionali mercati nazionali piuttosto che operare in uno spazio più aperto a livello globale e mondiale”. A sostenerlo, in un’intervista a La Stampa, è il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia.
Nell’ambito di un bilancio sulla sua attività nel 2013, il socialista spagnolo già responsabile Ue dell’economia e dal 2010 alla “Competition” mette in guardia contro il “nazionalismo economico” che a suo dire rischia di imbrigliare l’Europa e in particolare il settore delle tlc.
“In questi settori – dice, riferendosi appunto alle aziende di telecomunicazioni, oltre che a quelle energetiche – le società hanno una dimensione globale, ma i mercati, soprattutto la telefonia mobile, restano nazionali. Le frequenze sono concesse a livello locale, come locali sono i pacchetti per i clienti. Non è un bene. Per dirne una – prosegue il commissario Ue – vorremmo avanzare più in fretta verso un mercato unico delle tlc”.
Ma, sottolinea Almunia, ci sono ostacoli su questo cammino. “I campioni li abbiamo – rileva – basta guardare l’elenco delle 100 compagnie più grandi del mondo. In alcune aree però l’inesistenza di un mercato unico costringe ad operare a livello nazionale. Non è una formula efficiente”.
Il commissario all’Antitrust è convinto che “con un grande mercato avremmo migliori servizi e società più forti” ma vede delle “resistenze dovute a interessi particolari nelle tlc”. Quindi non stenta a definirlo un “nazionalismo economico”. E questo, secondo la sua opinione, succede “ovunque, soprattutto nei grandi Paesi: dalla Germania alla Spagna, passando per Italia e Francia”.