L’Antitrust Ue probabilmente chiederà a Google ulteriori concessioni, una volta che avrà ricevuto feedback dai rivali sulle proposte fatte dal motore di ricerca per chiudere un’inchiesta per abuso di posizione dominante.
“Analizzeremo le risposte ricevute e probabilmente diremo a Google che deve migliorare le sue proposte”, ha spiegato il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia durante un’audizione al parlamento europeo.
La risposta di Google non si è fatta attendere. “Riteniamo che la nostra proposta alla Commissione Europea indirizzi le problematiche sollevate – sottolinea BigG – Stiamo continuando a lavorare con la Commissione per risolvere questo caso.”
Nella sua proposta, che sarebbe vincolante per un periodo di 5 anni, Google si impegna a rendere chiaramente visibile agli utenti, attraverso un’etichettatura, i risultati delle ricerche che promuovono un suo servizio. La società evidenzierà inoltre i link ai motori di ricerca verticali concorrenti. Il rispetto degli impegni sarà monitorato da un amministratore fiduciario.
La Commissione europea accusa Google di mettere in cima ai risultati di ricerca i link ai propri motori ‘verticali’, quelli specializzati in settori specifici come i viaggi o i ristoranti, in moda da assicurare un ‘trattamento preferenziale’ rispetto a quelli concorrenti. Lo scorso luglio, la società americana ha inviato la prima lista di ‘rimedi’, ma a dicembre la Ue ha dato alla compagnia ulteriore tempo per avere “impegni dettagliati’, riconoscendo, però, che “le divergenze sono state sostanzialmente ridotte”.
Sempre di fronte all’Europarlamento, Almunia ha fatto sapere che deve ancora decidere se aprire un’inchiesta formale sul sistema operativo Android di Google, basandosi sul ricorso presentato da FairSearch, che raggruppa società del calibro di Microsoft, Oracle, Nokia, Expedia, TripAdvisor. Fairsearch accusa BigG pratiche anti-concorrenziali legate al sistema per telefoni mobili Android.
Secondo i ricorrenti, Google usa Android come “cavallo di Troia” per monopolizzare il mercato nel settore della telefonia mobile e controllare i dati dei consumatori. L’accusa è quella di utilizzare Android per “avvantaggiare le apps di sua produzione, presenti nel 70% degli smartphone in circolazione”, ha detto Thomas Vinje, il capo degli avvocati al servizio di Fairsearch Europe.
FairSearch contesta a Google il vincolo al quale lega i produttori che usano Android e vogliono proporre applicazioni come Maps, YouTube o Play ad accettare anche altri servizi della gamma di applicazioni del gruppo a spese delle offerte concorrenziali.