Essere un’azienda online di successo non è certo un crimine, anzi le Internet companies hanno tutto il diritto di perseguire il successo, ma guai ad abusare della propria posizione dominante sul mercato: il monito arriva dal commissario europeo alla concorrenza Joaquin Almunia, che ha commentato una serie di casi di alto profilo finiti nel mirino dell’antitrust.
“Essere in una posizione dominante o anche un gatekeeper non rappresenta di per sè un abuso; abusare di queste posizioni invece è sbagliato”, ha affermato Almunia in una lezione sulla concorrenza nel mondo online tenuta alla London School of Economics. “E’ solo l’abuso, non la creazione di una posizione dominante, che è vietato dalle leggi sulla concorrenza dell’Unione europea“.
Almunia ha sottolineato che nessuna azienda può essere sanzionata solo perché “è la migliore, ha più successo, o anche più fortuna di altre”.
Google, come noto, ha offerto delle concessioni all’Ue sulle modalità con cui mostra i risultati delle ricerche per poter chiudere la lunga indagine antitrust a suo carico e evitare una multa di diversi miliardi di dollari. L’Ue ha chiesto un commento sulle concessioni di Google ad altre aziende e i concorrenti stanno vagliando le proposte; l’eventuale patteggiamento sarebbe per Google legalmente vincolante ma non sarebbe un’ammissione di aver infranto le regole anitrust europee.
“Applicare le regole antitrust qui significa proteggere gli utenti, che possono scegliere i servizi che preferiscono in base ai meriti che ciascuno vi riconosce”, ha spiegato Almunia. “Vuol dire anche difendere gli incentivi a innovare su tutta la filiera, così che gli utenti possano sempre godere di nuovi e migliori servizi sul mercato”.
Almunia ha anche detto che l’antitrust europeo sta esaminando le prove raccolte dopo le ispezioni a sorpresa effettuate a inizio anno presso alcune delle maggiori telco europee: la francese Orange, la tedesca Deutsche Telekom e la spagnola Telefonica sono ora oggetto di un’indagine Ue su come gestiscono il traffico Internet.
“Vogliamo assicurarci che queste aziende non abusino della loro posizione dominante peggiorando la qualità del servizio offerto o limitando la velocità di contenuti di terze parti per favorire i propri”, ha spiegato Almunia.
Gli Internet service provider possono scambiarsi traffico tramite una combinazione di servizi wholesale, chiamati anche accordi di peering. Tali accordi sono stati per lo più gratuiti in passato, ma negli ultimi anni le telco hanno spesso chiesto un pagamento laddove esistono forti squilibri di traffico – cioè una società manda molto più traffico Internet dell’altra – e questo ha scatenato una serie di controversie. Come ha spiegato Almunia, gli ex monopolisti controllano ancora larghe porzioni dell’infrastruttura Internet sui loro mercati domestici, perché danno in affitto le reti ad altri provider.
“Stiamo ora esaminando le prove raccolte durante le ispezioni”, ha detto Almunia. “Creare problemi alla connettività all’ingresso delle reti degli incumbent produrrebbe inutili colli di bottiglia e metterebbe a rischio gli stessi obiettivi dell’Agenda digitale, apportando danni all’infrastruttura dell’economia della conoscenza”.
Secondo l’antitrust Ue, Deutsche Telekom, Orange e Telefonica potrebbero aver rallentato le velocità di connessione a Internet a danno dei conocorrnti che richiedono lo scambio di grandi volumi di dati. Le ispezioni a sorpresa sono state effettuate dalle autorità europee dopo gli esposti ai regolatori nazionali presentati dalla Cogent Communications Group, un Internet provider con sede a Washington il cui Ceo David Schaeffer aveva denunciato il fatto che le telco europee non davano sufficiente capacità di downloading per soddisfare la domanda degli utenti finali e le connessioni non erano abbastanza veloci da permettere a fornitori come Cogent di fornire servizi adeguati ai loro clienti.