Il timore è che presto l’Europa possa trovarsi a diventare una vittima illustre dello “spectrum crunch”, la mancanza cioè di un’offerta di frequenze adeguata alla domanda sempre crescente di informazioni e dati da veicolare. Per evitare che il problema possa presentarsi realmente, ogni Governo sta iniziando a prendere consapevolezza della questione e a correre ai ripari. In Italia i vertici di Antitrust e Agcom, le autorità garanti sulla concorrenze e le comunicazioni, sono d’accordo: tanto per iniziare le frequenze che oggi sono scarsamente utilizzate devono essere messe in vendita e aggiudicate a chi può sfruttarle al meglio.
Giovanni Pitruzzella, presidente dell’autorità antitrust, che intervenendo a Roma al convegno “The 1.000 x – mobile data challenge” indica per l’Italia una possibile soluzione: mettere sul mercato le frequenze oggi largamente inutilizzate. “E’ necessaria una policy che punti ad incrementare la banda necessaria non solo alla rete fissa ma anche per la rete mobile, perché è dalla loro complementarità che l’intero settore può sviluppare al meglio le proprie potenzialità economiche”.
Pitruzzella ha anche ricordato la segnalazione che l’Autorità ha fatto a Governo e Parlamento, nell’ambito della legge sulla concorrenza, sull’importanza “di meccanismi volti a rendere disponibile la porzione di spettro oggi sottratta al mercato” e “di mettere a gara la banda L”, riservata ai servizi radiofonici digitali, che oggi sarebbe inutilizzata.
“Interessante”, secondo il presidente dell’Antitrust, l’eventualità di una condivisione dello spettro “tra l’attuale fruitore e un potenziale utilizzatore. Si potrebbero definire – ha detto – dei ‘diritti d’uso condizionati’ che garantiscano l’uso della risorsa”.
Secondo Pitruzzella sarebbe opportuno, inoltre, “riflettere sulla rilevante capacità di spettro riservata a usi pubblici che potrebbe essere rimodulata a favore del mercato, recuperando in tal modo significative risorse per il bilancio pubblico. L’opportunità – ha concluso – è di realizzare nuove forme e meccanismi di uso dello spettro che garantiscano una dinamica concorrenziale per rispondere alla sfida della crescita”.
Intervenendo allo stesso convegno Antonio Preto, commissario Agcom, ha seguito una linea simile: “Un uso efficiente dello spettro ci impone un’utilizzazione attenta e razionale – ha detto – Lo spettro dovrà andare a chi lo usa e non devono essere consentite le rendite di posizione a chi non utilizza le frequenze”. Di sicuro le frequenze possono essere una risorsa economica per lo Stato, ma Preto è prudente su una eventuale quantificazione, e invita ad attenersi a “stime realistiche”; ad esempio per l’asta delle frequenze (ex beauty contest) il cui regolamento è al vaglio di Bruxelles “oggi – ha concluso Preto – è atteso un introito molto minore di quanto si calcolava tempo fa, secondo gli ultimi dati circolati infatti si è scesi da una stima di circa 2 miliardi di euro a qualche centinaio di milioni”.