Si chiamano Android e low cost le prossime sfide di mercato per Apple e mentre il Ceo Tim Cook è sicuro che la Mela abbia ancora le caratteristiche di una leader qualche analista si chiede se Apple possa reggere alla prova del futuro. Secondo l’analisi pubblicata dal Business Week, la Cina sarà l’epicentro del terremoto – non troppo lontano nel tempo – che farà crollare i prezzi dei device mobili e la concorrenza potrebbe giocarsi tra aziende che usano il sistema operativo gratuito e open source di Google e che si accontentano di sottilissimi margini di profitto perché i guadagni si fanno sui grandi volumi. Gli investitori sembrano in parte aver dato un segnale del loro punto di vista: le azioni di Apple valgono oggi circa il 33% in meno che un anno fa.
Cook non ne è particolarmente stupito: si dice abituato alle “montagne russe del mondo hitech”. “Su ogni segmento del mercato dell’elettronica di consumo prima o poi emergono i produttori low cost”. Ma per Cook l’industria mobile non è una corsa al prezzo più basso. Piuttosto è un’industria che si divide in due fasce: una in cui i prodotti diventano commodity a prezzi stracciati, e un’altra in cui si conserva un alto valore aggiunto collegato a un prezzo premium. Ed è qui che si posiziona Apple. “C’è sempre una larga fetta di mercato di prodotti scadenti. Noi non ne facciamo parte”, dice Cook, un po’ sulla falsariga di Steve Jobs che definiva Apple la Bmw o la Porsche dell’hitech.
Ma nella competizione con Samsung, Google, Microsoft (che ha da poco acquisito il business dei cellulari di Nokia), e ancora con la cinese Xiaomi e l’indiana Micromax, la strategia di Apple è davvero sostenibile? L’azienda di Cupertino affida il suo futuro, oltre che alla guida di Tim Cook, alla creatività dei team guidati dal chief designer Jonathan Ive e dal capo del software Craig Federighi, che lavorano in stretta collaborazione seguendo due parole d’ordine: usabilità e semplicità.
Anche se i critici dicono che Apple non è più in grado come un tempo di innovare, Ive e Federighi respingono le accuse, ricordando non solo le nuove feature introdotte con gli ultimi device ma anche la profonda integrazione di funzionalità e servizi. “E’ facile dire che una cosa è nuova. Quel che è difficile è che sia giusta per il mercato e che funzioni”, sottolinea Federighi.
Due trend nel mercato mobile lavorano contro Apple: l’ascesa di Android (secondo Idc, gira su quasi l’80% degli smartphone mondiali e su quasi due terzi dei tablet) e la caduta dei prezzi dei dispositivi mobili (il prezzo medio di uno smartphone è sceso da 450 a 375 dollari, senza sussidi; l’iPhone 5S costa 650 dollari). Il nodo del prezzo diventa cruciale su un mercato come la Cina, che è troppo grande per essere ignorato. E infatti Apple ha stretto accordi con China Unicom e China Telecom e fa la corte al maggior carrier del Paese, China Mobile (oltre 700 milioni di abbonati, tre volte di più di At&t e Verizon Wireless messe insieme).
“Con i prezzi attuali Apple non può essere un vendor da mercato di massa”, afferma Benedict Evans di Enders Analysis. “La realtà è che il mercato mobile presenta trend che si sviluppano e muoiono in tempi rapidissimi”, aggiunge Tero Kuittinen, analista della società di ricerche Alekstra. “A un certo punto, la capacità di crescere diventa più importante dei livelli assoluti e quindi, anche se Apple oggi paga di più i suoi sviluppatori che Android, se Android cresce di più, gli sviluppatori andranno comunque verso Google Play.”
“Oggi il mobile è un mondo diviso tra due sistemi operativi”, riconosce Cook. “Ma in quanto a customer satisfaction e usabilità, il divario tra Android e iOs è enorme”. In effetti, la società di web analytics NetMarketShare riferisce che quasi il 55% di tutta l’attività web da mobile deriva da device con sistema operativo iOs, mentre i dispositivi Android rappresentano il 28% dell’attività web mobile. Questo sembra dimostrare la tesi di Cook: i device Apple sono più user-friendly. Senza contare che hanno un brand molto riconoscibile, mentre Android è frammentato in numerose versioni.
Apple è ancora un modello da imitare per i suoi concorrenti, che cercano di integrare come la Mela hardware e software, a cominciare da Google, che nel 2011 ha acquisito Motorola Mobility, e terminando con Microsoft che ha da poco comprato il business dei cellulari di Nokia. “Tutti cercano di adottare la strategia di Apple,” dice Cook commentando l’operazione Nokia-Microsoft. “Ma certo la fine che ha fatto il business mobile di Nokia ci lancia un monito: non bisogna mai smettere di innovare”.
Lo dicono anche i critici di Apple, secondo i quali, dopo il rientro di Steve Jobs nella compagnia, nel 1996, l’azienda è cresciuta non inventando device ma creando mercati, perfezionando e portando al successo device esistenti. Apple non ha veramente inventato lo smartphone o il tablet, ma è grazie ad Apple che adesso sembra che nessuno possa più farne a meno. Apple ha messo a segno così tanti successi che fatica a tenere il passo con i suoi stessi ritmi. Ora tutti – consumatori, analisti, azionisti – si aspettano da Apple solo innovazioni strabilianti, altrimenti restano delusi. Le azioni di Apple sono scese del 5% il giorno dopo l’introduzione dei nuovi iPhone. “Ne sono felice? No”, dice Cook. “Ma la domanda che conta è un’altra: Sto facendo le cose giuste? È su questo che mi concentro”.