Jean-Yves Le Gall, numero uno di Arianespace (il consorzio europeo a guida francese che gestisce i lanciatori Ariane, Soyuz e Vega) appare molto soddisfatto: il 2012 è stato un anno positivo per la compagnia che controlla più che mai una fetta cospicua del mercato dei lanci commerciali. E soprattutto, a Le Gall vanno benissimo le ultime decisioni dei ministri europei dello spazio, che avrebbero dato il via a un progetto fortemente sostenuto da Arianespace e dalla Francia. Ovvero, l’avvio della realizzazione del nuovo razzo vettore medio Ariane 6, che a partire dal 2017 potrebbe garantire alla società lanci a prezzi più competitivi e prospettive di mercato ancora rosee. “Nel 2012 – ha spiegato Le Gall nel corso di un incontro con la stampa italiana a Roma – abbiamo effettuato 10 lanci conclusi con successo, e nel 2013 abbiamo in programma 6 lanci con Ariane 5, 4 con Soyuz e 1 con Vega”. Grazie ai tre lanciatori adottati, Arianespace ha portato in orbita nello scorso anno oltre 75 tonnellate di materiali e si conferma l’azienda leader del settore, raccogliendo circa il 55% del mercato dei satelliti privati.
Intanto, è previsto in aprile il primo lancio operativo di Vega, nuovo lanciatore europeo realizzato grazie a una grande partecipazione italiana (circa il 65%).
Ma la prospettiva, come detto, è quella del futuro Ariane 6 da 7 tonnellate. Secondo Le Gall (altri hanno una visione più problematica), il quadro europeo che emerge dalla ministeriale è chiarissimo: per altri dieci anni si andrà avanti con il lanciatore pesante Ariane 5, di cui comunque verrà sviluppata la versione ME (Midlife Evolution) da 22 tonnellate, fortemente voluta dalla Germania, con primo volo previsto entro il 2017-2018.
Poi dal 2020-2021 arriverà Ariane 6, meno potente di Ariane 5, con cui di fatto l’Europa rinuncerà alla possibilità di un accesso autonomo con astronauti, teoricamente fattibile con Ariane 5, concepito a suo tempo per portare in orbita la abortita navetta europea Hermes. Arianespace invece punta al mercato dei satelliti commerciali e per Tlc, mercato dove il vantaggio di Ariane 6 – in grado di portare in orbita solo un satellite, e non due come il 5 – sarà quello dei costi. Un lancio costerà 70 milioni di euro, contro i 170 di Ariane 5 e i 155 di Ariane 5 ME, che fa fatica peraltro a trovare ogni volta due “passeggeri” vista la tendenza alla riduzione del peso dei satelliti. Un prezzo competitivo con quello dei lanci offerti dai privati americani di SpaceX, su cui Le Gall ha ironizzato, dicendo che “hanno un ottimo ufficio stampa, ma di razzi ne lanciano pochi o niente”. E per Arianespace un buon sistema per restare competitiva, sperando prima o poi di poter rinunciare ai 120 milioni che gli stati Esa iniettano annualmente nell’azienda.
Per sviluppare Ariane 6 in ogni caso serviranno 4 miliardi, compresi i soldi necessari a realizzare una nuova rampa a Kourou. Sempre che i complicati processi decisionali dell’Europa non creino sorprese. Altro tema affrontato nell’incontro, la possibilità che l’Asi, l’agenzia spaziale italiana, possa entrare con una quota (si parla del 3%) nel capitale di Arianespace, oggi controllata dal Cnes (l’agenzia spaziale francese, con il 34%) e dal colosso Eads-Astrium. A suo tempo il presidente dell’Asi Enrico Saggese parlò dell’acquisizione di un 3% “per tutelare gli interessi industriali italiani”; Le Gall ammette di “aver ricevuto una lettera da Saggese che affronta l’argomento, e che ora si sta discutendo questa eventualità”.