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Arienti: “Agenda digitale, prima consolidare i server della PA

Per l’Agenda digitale si apre una nuova fase, ma l’Italia rimane fanalino di coda nei primi segnali di ripresa e nell’uso delle tecnologie. E’ sufficiente concentrarsi sulle priorità individuate dal Crescita 2.0 o politica e istituzioni devono fare di più? Ecco cosa ha risposto al Corriere delle Comunicazioni l’Ad di Sap Italia

Pubblicato il 25 Gen 2014

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L’economia e la competitività in Italia potranno riprendersi solamente tramite l’innovazione e la digitalizzazione del Paese nel suo complesso. In questo, è fondamentale che la Pubblica amministrazione si ponga come esempio d’innovazione: una PA digitale che sappia imporre di fatto un salto di qualità all’intero sistema. L’Agenda digitale rappresenta per l’Italia la vera spinta verso l’innovazione e il primo reale riconoscimento di un settore – quello digital – che costituisce una fonte di sviluppo e crescita sia nei servizi alle imprese che ai cittadini.

Sarebbe, tuttavia, auspicabile un passaggio più veloce ed efficace alla fase realizzativa di alcune aree prioritarie, quali la razionalizzazione dei data center della PA, l’azzeramento del divario digitale, la sanità digitale. Le tre priorità del decreto crescita 2.0, l’identità digitale, l’anagrafe unica e la fatturazione elettronica sono un primo segnale di passaggio all’azione, ma a livello macro sono necessari anche altri fattori, come una più chiara definizione dei ruoli e dei compiti da attribuire all’Agenzia per l’Italia Digitale, e agli organismi che le gravitano intorno, e una ripresa della spesa pubblica in Ict non solo in termini di tassi di crescita, ma anche in termini qualitativi. Gli investimenti in Ict da parte della PA, che tra il 2007 e il 2013 hanno registrato un calo medio annuo di 3 punti percentuali (dati Assinform), rappresentano il vero volano capace di sostenere il processo di digitalizzazione e, quindi, la crescita economica del Paese, soprattutto nella fase recessiva che stiamo vivendo.

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