Asati: “Basta con le accuse a Telecom”

L’associazione dei piccoli azionisti chiede di essere convocata urgentemente dalle Commissioni Industria del Senato e Trasporti della Camera per replicare alle dichiarazioni del presidente dell’Antitrust. “Il progetto di scorporo non è un espediente. E Telecom non è un monopolista da anni”

Pubblicato il 14 Giu 2013

Basta con i j’accuse sul monopolio. E basta con le critiche al progetto di scorporo della rete. L’Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia, chiede con una lettera di essere convocata urgentemente dalle Commissioni Industria del Senato e dalla Commissione Trasporti della Camera per “replicare” alle dichiarazioni del Presidente dell’Antitrust Pitruzzella (fatte nel corso dell’audizione del 11 giugno presso la X “Commissione Industria” del Senato) secondo cui lo spin off della rete “può essere un espediente per evitare il momento regolatorio”.


“Queste dichiarazioni – scrive il presidente di Asati Franco Lombardi – unitamente alla pesante recente multa di oltre 100 milioni di euro comminata dall’Antitrust – che rappresentano 1/3 degli utili del primo trimestre – stanno fortemente danneggiando, da diversi giorni, il titolo in continua discesa. Telecom Italia ha sempre applicato le regole di settore, in uno scenario di mercato che vede i prezzi in continua discesa”. Dati alla mano Lombardi ricorda che in Italia i prezzi sono calati, dal 2005 del 20% rispetto agli altri Paesi europei. “Riteniamo, pertanto, fuorviante considerare Telecom Italia ancora un ex monopolista, dopo 15 anni dalla completa liberalizzazione del settore, con un mercato aperto e caratterizzato da una accesa competizione sia nel fisso che nel mobile. I privilegi del monopolio sono solo un ricordo del passato. Con 80.000 dipendenti , oltre 5.2 miliardi di investimenti annui e un indotto di diverse decine migliaia di persone”.

L’associazione sottolinea che Telecom Italia rappresenta una delle ultime grandi aziende del Paese ancora con una significativa presenza all’estero. “Sono anche da segnalare 1.2 miliardi di euro pagati allo Stato per le licenze dell’Lte, gli oltre 700 milioni di investimenti su Lte e Ngn, i 12 milioni (lo 0.05% dell’Ebitda di Gruppo) alla Fondazione Telecom Italia per attività sociali, i 5 milioni al progetto Working Capital per le startup (che ha prodotto un volano di altri 25 milioni di finanziamenti privati), i giovani coinvolti nello stesso progetto e con le forme di collaborazione con le Università, dottorati di ricerca, apprendistato di alta formazione per circa 500 laureati, erogazioni liberali alla Fondazione Ugo Bordoni, per le borse di studio e altre erogazioni per oltre 16 milioni annui, contributi allo stato per le frequenze, archi di numerazione e contributi all’Agcom per oltre 60 milioni annui. Tra l’altro, consapevoli della difesa dello “shareholders value”, con 2 miliardi di interessi che Telecom Italia versa alle Banche e oltre 1.6 miliardi di euro di imposte pagate allo Stato, Telecom Italia è stata ed è ancora un grande sostegno per l’intera Economia del Paese”

Secondo Lombardi anziché apprezzare un “progetto sfidante”, quello dello scorporo, “che si traguarda il raggiungimento degli obiettivi infrastrutturali posti dall’Agenda Digitale (che ancora oggi vede l’Italia allo stesso livello della Grecia e di Cipro nel recente scoreboard pubblicato recentemente dalla Commissione Europea), il clima alimentato dalle dichiarazioni del Presidente Pitruzzella rischia di danneggiare tutti gli azionisti che in questi giorni hanno visto il titolo calare fortemente, oltre mettere a serio rischio il livello occupazionale, tema quest’ultimo particolarmente critico considerata la grave fase di congiuntura che sta vivendo il nostro Paese”.

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