Totale dissenso. E’ quello che esprime Asati riguardo alla decisione “di non far nominare il presidente dall’assemblea come previsto dall’articolo 10 dello statuto e sulla mancanza dell’approvazione di un codice di autodisciplina che misurasse e monitorasse in maniera puntuale, rigorosa e stringente il termine di indipendenza dei consiglieri limitandosi invece solo ad una banale raccomandazione che è solo una farsa e presa in giro”.
La presa di posizione di Asati giunge all’indomani delle decisioni del cda della compagnia che, secondo l’associazione, “in realtà” non sono state assunte all’unanimità, come comunicato dalla compagnia telefonica.
Asati confessa inoltre il proprio sgomento per le “dichiarazioni di Tarak Ben Ammar e Miccichè, importanti uomini di finanza che forse non hanno capito per cosa si votava e discuteva in consiglio”, visto che “intorno alle 18 di ieri hanno rilasciato dichiarazioni fuorvianti al mercato sulla nomina del presidente in assemblea, dichiarazioni smentite dal comunicato della società delle 20”.
Su questo argomento, Asati “si riserva di procedere a un’azione civile di denuncia alla magistratura per potenziali false comunicazioni al mercato invitando la stessa Consob ad acquisire tutte le informazioni di sua competenza”. Per i piccoli azionisti alla fine “non è cambiato nulla, sono rimasti i 4/5 dei consiglieri all’azionista di controllo, ci si è limitati a una raccomandazione farsa di indipendenza dei nuovi consiglieri verificata e approvata dalla stessa società, per cui i nuovi consiglieri delle liste di minoranza devono essere di gradimento dell’azionista di controllo, non è stato proposto nessun codice di autodisciplina serio, si e’ tolto il comitato esecutivo, i presidenti dei Comitati remunerazione, governance e rischi devono essere in pratica anche loro di gradimento dell’azionista di controllo, anzi dal momento che noi non crediamo alle favole riteniamo dal punto di vista delle minoranze che tutto è peggiore di prima”.