Governo, Parlamento e la Consob e si attivino al più presto affiché venga cambiata la normativa attuale sull’Opa in modo che venga resa operativa, insieme ai decreti attuativi della “golden power” entro dicembre 2013. E’ l’appello di Asati secondo cui, ritardi creano soltanto danni all’intero sistema Paese. “Va rapidamente anche ridotta la soglia prevista – spiega il presidente Franco Lombardi – affinché gli azionisti possano chiedere al Cda di convocare una assemblea, di fatto ostile a Telco, con all’ordine del giorno la modifica dello Statuto sociale e un adeguato aumento del capitale nonché la conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie”.
Rispondendo al numero uno di Consob, che aveva detto “non è elegante cambiare le regole quando si gioca, i capitali stranieri non verranno più in Italia”, Lombardi ribadisce che l’operazione Telefonica “non porterà un euro dentro TI se non un ulteriore impoverimento della società, ad esempio con la vendita di Tim Brasil mettendo a rischio i fondamentali parametri finanziari-economici della società”.
Asati ricorda dunque che il capitale oggi presente in Assemblea come media degli ultimi anni è il 50%, costituito principalmente dall’attuale azionista di controllo Telco(22.4%), da fondi italiani e esteri e dall’1% circa dei piccoli azionisti. “Fuori il 50% ci sono 400.000 azionisti che posseggono azioni ordinarie con diritto di voto, la cui raccolta delle deleghe, per noti e ovvi motivi che i suoi uffici conoscono molto bene, dovuti soprattutto alla farraginosità della raccolta puntualizza Lombardi – rende impossibile se non molto faticoso, tenuto conto dell’assenza di risorse economiche della nostra Associazione ormai unica attiva da diversi anni, coinvolgere una parte consistente del capitale che non rimane assolutamente rappresentato, questo anche con gravi conseguenze sulla indispensabile modifica dello statut0 attuale che assegna i 4/5 dei consiglieri al socio di maggioranza”.
Inoltre non va dimenticato che “oltre un terzo del capitale sociale di Telecom è rappresentato da azioni di risparmio, senza diritto di voto, retaggio di un passaggio dove si volevano capitale senza però dare pieni diritti”.
Secondo i piccoli azionisti “l’operazione sconvolgente attuata per l’arretratezza della legislazione italiana rispetto ai Paesi più avanzati, del passaggio di quote tra azionisti della scatola Telco, quindi fuori mercato ad un valore del 50% superiore ai valori attuali di borsa è resa possibile dal fatto che non si vogliono cambiare le regole di governance basate su uno Statuto TI che Telco non ha mai ritenuto di dovere rendere più democratiche e perché proprio la soglia dell’Opa è troppo alta per una società a forte capitalizzazione di TI, dove addirittura 600.000 sono gli azionisti-risparmiatori, che vengono in questo modo palesemente danneggiati”.
“La soglia dell’0,5% per creare una lista (che Consob aumenta all’1%) va addirittura abolita e un eventuale premio di maggioranza va fissato con oculatezza nell’interesse degli azionisti, dei clienti e dei dipendenti- conclude Asati – Occorre quindi anche un autorevole intervento-imposizione circa la variazione dello statuto di TI”.