“Nel board di Telecom Italia devono essere rappresentate le minoranze, come in France Telecom e Deutsche Telekom. Da un anno sollecitiamo gli organi istituzionali affinché si possa arrivare a questo obiettivo, nell’interesse dell’azienda e non di singoli rappresentanti”. Questo l’appello di Franco Lombardi, presidente di Asati, in occasione del convegno organizzato a Roma dai piccoli azionisti di Telecom in quota 0,95%.
“Asati è l’unico azionista italiano di Telecom e l’unico a non avere interessi particolaristici. Bollorè con la sua scalata a oltre il 20% ha già guadagnato 580 milioni. Da definire anche la questione della governance: il mercato non giudica positivamente una governance che non funziona. Vogliamo poter dire la nostra”.
Nell’apprezzare il piano industriale di Telecom, Asati pone alcune questioni sul piatto: Telecom è ancora una public company? E’ vero che il governo non era a conoscenza delle operazioni finanziarie?”. I piccoli azonisti non si dicono inoltre d’accordo con il piano di solidarietà per 30mila dipendenti: “Ciò consentirebbe di recuperare appena 70 milioni, ma per Telecom sono briciole”.
“Chissà che in futuro non si possa avere una rappresentanza dei piccoli azionisti nel board”, ha commentato Roberto Capone presidente del collegio sindacale di Telecom Italia. “Ma è bene specificare che l’articolo 408 primo comma del codice civile dispone che ciascuna azionista possa presentare denuncia al collegio sindacale in caso lo ritenga rilevante. I piccoli azionisti possono dunque già far sentire la propria voce. I singoli azionisti possono inoltre presentare istanze e il collegio valuta se approfondire. Asati è stata molto operativa negli ultimi tempi: abbiamo appena ricevuto una denuncia e anche un’istanza che stiamo esaminando”.
Il presidente Telecom Giuseppe Recchi: “Con l’integrazione dei consiglieri Vivendi il board risulta rafforzato”. Della stessa opiniona anche l’Ad di Telecom. “L’idea di avere un azionista che ha il 20% nel cda è solo buona governance”, ha detto Marco Patuano, dicendosi d’accordo sul definire un arricchimento la rappresentanza del primo socio in cda.
“Ogni consigliere nel momento in cui entra in cda – ha osservato Patuano a margine del convegno Asati – è rappresentante di tutti gli azionisti ed è portatore di un pensiero. Quindi credo che l’interpretazione” che Vivendi sia dominante “non è corretta”. Nel cda di domani, ha ribadito, “sarà preso in considerazione il testo richiesto dall’azionista Vivendi quanto la lettera di Assogestioni. Poi l’esito spetta ovviamente al consiglio”.