Assoprovider: “Per Telecom Italia recuperiamo il piano Rovati”

L’associazione dei provider indipendenti: “E’ opportuno che Agcom e governo intervengano subitoo per evitare che la rete diventi di proprietà straniera. Sarebbe un disastro”.

Pubblicato il 22 Feb 2010

Assoprovider si schiera per l’italianità di Telecom. Secondo
l’associazione che riunisce i provider indipendenti
un’eventuale fusione di Telecom Italia con Telefonica
stravolgerebbe il già precario stato delle Tlc italiane. “Essa
deve essere assolutamente preceduta da opportune modifiche
legislative che rendano il mercato delle Tlc italiano realmente
libero di svilupparsi in modo efficiente – si legge in una nota
diffusa oggi -. Il non avere preso a suo tempo provvedimenti
coraggiosi verso la separazione strutturale della rete Telecom,
come indicato  ad esempio dal bistrattato Piano Rovati già nel
2006 oggi comporta il rischio che una rete pervasiva su suolo e
etere nazionali diventi di proprietà straniera. E' quindi
opportuno che Agcom ed il governo smettano di tergiversare e
intervengano subito per scongiurare un disastro: per Alitalia ad
esempio è stato attuato qualcosa di simile  al modello
Rovati”.

I provider ritengono necessaria una nuova regolamentazione che
riguardi soprattutto le strutture logistiche di supporto
(cavidotti, sistemazioni per antenne, edifici per apparati di
commutazione), accompagnata dalla creazione di un “catasto
pubblico” delle risorse di telecomunicazione che consenta
l'accesso a tali strutture a condizioni non discriminatorie e 
la cui consultazione sia disponibile in modo gratuito per ogni
cittadino.

“Vanno inoltre scardinati alla radice tutti i tentativi di
bloccare la nascita e l'esistenza di nuovi  imprenditori del
settore delle Tlc rivedendo l'entità dei contributi
amministrativi previsti dall'allegato 10 del Codice delle
Comunicazioni Elettroniche; contributi che secondo la direttiva
europea che il suddetto Codice recepisce, dovrebbero sanare i puri
costi amministrativi sostenuti dal ministero dello Sviluppo
Economico – continua Assoprovider -. A tal proposito ci sfugge 
quale sia il calcolo per cui un operatore che opera in un comune di
210mila abitanti abbia un costo amministrativo per il Ministero 
pari al doppio del suo collega che opera in un comune con 200mila
abitanti”.

“Infine Assoprovider ribadisce che qualora si preveda  il
contributo economico pubblico nelle Tlc da parte di qualsiasi 
PA  (centrale e locale) esso non debba agevolare un operatore
economico a discapito di un altro ma debba essere l'occasione
per creare infrastrutture "intermedie" (wholesale)
utilizzabili da qualsiasi operatore alle medesime condizioni
economiche: solo così vi è la certezza della sua efficienza ed
efficacia”, conclude la nota.

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