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Asstel, Di Raimondo: “Tlc strategiche, sostegno per affrontare la crisi energetica”

La direttrice dell’associazione di Confindustria sottolinea il ruolo di abilitatore della digital transformation svolto dal settore: “La filiera ha visto crollare i ricavi, ma continua a investire”. E al governo chiede interventi su Iva, limiti elettromagnetici e competenze. Sul ruolo delle big tech: “Partecipino ai costi dell’infrastruttura”

Pubblicato il 14 Dic 2022

diraimondo

La nostra filiera ha l’urgenza di un intervento straordinario di politica industriale dedicata. Lo abbiamo già detto al governo: dobbiamo fare presto. Perché le telecomunicazioni sono l’abilitatore della digitalizzazione”. Lo ha dichiarato Laura Di Raimondo, direttore generale di Asstel, nel suo intervento a Telco per l’Italia su “La transizione Digital e Green: competenze, innovazione e nuovi modelli di business”.

“Dobbiamo guardare anche verso Bruxelles, perché i tempi della politica industria europea sono lunghi, ma noi non possiamo aspettare”, ha aggiunto Di Raimondo.

Il Pnrr per la cultura digitale

Il Pnrr offre al nostro Paese un’occasione unica per dare sostanza alla politica industriale per le Tlc e la digitalizzazione, ma la direttrice di Asstel ha chiarito che il Piano nazionale di ripresa e resilienza “funziona a matrice, e ci sono anche le matrici orizzontali. Bisogna intervenire sì sulle infrastrutture ma senza dimenticare la necessità di una profonda cultura digitale, di correre sulle competenze, investire sul fattore lavoro e sulla capacità della cittadinanza di accedere ai servizi digitali. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione del Paese, ma abbiamo guadagnato solo due punti sull’indice Desi. Abbiamo cambiato abitudini spinti da Dpcm e lockdown, ora  serve una vera mentalità digitale”.

Tlc al collasso in Italia

I numeri della filiera delle imprese rappresentate da Asstel dicono che le Tlc in Italia sono al collasso, ha affermato Di Raimondo. I flussi di cassa a 1,1 miliardi di euro nel 2021, quando il pagamento delle frequenze 5G a settembre dello stesso anno ha comportato un esborso di oltre 4,6 miliardi, è una prova evidente. Come lo è il confronto con il flusso di cassa del settore nel 2008: 8 miliardi di euro.

Il settore ha anche registrato dal 2010 al 2021 una contrazione pari ad un terzo del proprio valore, passando da 41,9 miliardi di euro a 27,9 miliardi. Questo andamento è da attribuirsi ad una dinamica competitiva forte, che ha portato a un calo dei prezzi del 33,3% dal 2011, e agli interventi sui prezzi regolati, ha affermato Di Raimondo.

“Gli investimenti sono costanti, l’occupazione è calante, ma tiene: è l’ora di cambiare i modelli di business“, ha affermato la direttrice di Asstel.

Sull’energia serve un intervento strutturale

Di fronte all’attuale crisi energetica le telco stanno investendo pesantemente, ma occorrerebbe un maggior sostegno pubblico. b e nel 2022 questi investimenti stanno crescendo a due cifre. Le telco sono impegnate per garantirsi l’accesso alle fonti sostenibili e per un raggiungimento anticipato degli obiettivi green dell’agenda europea. Stiamo investendo così tanto perché siamo un settore che ha consumat0 4,3 terawatt di energia nel 2021: non abbastanza da classificarci come industria energivora secondo la definizione dell’Europa, ma in Italia siamo il terzo per i consumi energetici e nella proporzione tra investimenti sulle nuove fonti e consumi di energia. Il nostro è un servizio essenziale, che non può rischiare interruzioni”, ha proseguito Di Raimondo. “In questa situazione la legge di bilancio prevede interventi di emergenza sull’energia, ma le Tlc hanno bisogno di un intervento strutturale sulla crisi energetica che le assimili ai settori energivori”.

Ott: sostegno alle telco per il traffico aggiuntivo

Un altro tema evidenziato dalla direttrice di Asstel è quello dell‘Iva, che andrebbe ridotta sui servizi di connettività e digitali: “Apprezziamo l’impegno del ministro Giorgetti e del Mef sulla riduzione dell’Iva per i servizi essenziali e ora attendiamo un intervento”.

Per Di Raimondo serve un intervento anche per applicare in modo omogeneo le norme sulla semplificazione, affinché siano efficaci in tutte le regioni italiane. Altro tema fondamentale per il settore delle Tlc è quello dei limiti elettromagnetici: “La scelta restrittiva dell’Italia non ci permette di competere alla pari con l’Europa, che ha fatto una scelta diversa”, ha sottolineato Di Raimondo. Sulla questione Ott e big tech, inoltre, Asstel ha chiesto che ci sia intervento anche a livello Ue per sostenere gli investimenti sull’infrastruttura quando si genera molto traffico aggiuntivo: “Occorre prevedere una partecipazione delle big tech agli investimenti necessari, laddove si trattasse di dover effettuare investimenti aggiuntivi a fronte di specifici incrementi di traffico”.

Competenze: riformare le politiche attive e educative

Ma è sul tema del capitale umano che la direttrice di Asstel insiste, suggerendo tre linee di azione: cultura digitale, investimento sulle persone e una forte alleanza forte pubblico-privato per riformare le politiche attive e educative del paese. “Il governo è impegnato sulla riforma dell’orientamento, in correlazione con i piani del Pnrr, ed è importante agire sull’orientamento per i ragazzi che poi saranno studenti e lavoratori”, ha detto Di Raimondo. “Asstel è fortemente impegnata sulla formazione, c’è troppa distanza tra domanda e offerta sui mestieri digitali, soprattutto su quelli delle telecomunicazioni, dove abbiamo misurati un gap del 45%. Dobbiamo formare i mestieri del domani“.

Le imprese Asstel stanno offrendo formazione al 100% della popolazione aziendale per una media di 5 giornate all’anno pro capite e fino a 12 giornate all’anno pro capite nelle aziende a più alta trasformazione, ha evidenziato Di Raimondo. L‘associazione ha anche mappato 70 mestieri con nuove competenze e percorsi formativi e “questa mappa può fornire una linea guida sia per gli studenti degli istituti Its sia per le attività di upskilling e reskilling aziendale”, ha concluso Di Raimondo. “Consegneremo questo lavoro anche al governo come base degli interventi per le politiche attive e educative”.

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